La risposta del club campione d'Italia è una presa di posizione forte: il Napoli non aderirà più a iniziative partorite dalle istituzioni del calcio per combattere il razzismo. Perché dovrebbe se nessuno ha mosso un dito in difesa di Juan Jesus? La cui replica alla decisione pilatesca del giudice sportivo è stata resa nota ieri pomeriggio dallo stesso difensore azzurro, assistito dai legali, con una nota diffusa sul sito del club: «Ho letto più volte e con rammarico la sentenza: pur rispettandola faccio fatica a comprendere e mi lascia dentro una grande amarezza. Sono stato un signore in campo e questo si è trasformato in un torto, ho evitato di interrompere una partita importante che avrebbe creato problemi agli spettatori. Pensavo di essere preso ad esempio, invece non mi sento tutelato, siamo di fronte a una sentenza che ammette la prova dell'offesa ma sostiene che non c'è certezza discriminatoria che solo io avrei percepito».
Passare per il colpevole o per il bugiardo della situazione è paradossale, Juan Jesus non ci sta: s'informa, chiede, valuta. Non esistono possibilità di appellarsi alla giustizia sportiva ma a quella penale? Bisognerebbe violare la clausola compromissoria e chissà se ne vale la pena, intanto JJ medita, è basito: «Come si può non giudicare discriminatoria una frase del tipo vai via, sei solo un negro? Lo stesso Acerbi si è sentito in dovere di scusarsi, i suoi compagni hanno voluto parlarmi, l'arbitro ha informato il Var... Non mi spiego perché il giorno dopo Acerbi abbia cambiato versione e non l'abbia fatto invece dopo la gara. Non mi aspettavo un finale del genere che temo ma spero di sbagliarmi potrebbe costituire un grave precedente».
JJ anche ieri in allenamento è sembrato abbastanza turbato, anzi deluso. Ha lavorato regolarmente, i compagni di squadra stanno pensando di nominarlo capitàno sabato nella sfida del Maradona contro l'Atalanta, le piazze strategiche della città sono state tappezzate da striscioni ultrà in sua difesa, il sindaco Manfredi e il consiglio comunale potrebbero lanciare presto la proposta di conferire al calciatore la cittadinanza onoraria.
La società non ha commentato la decisione del giudice sportivo ma è passata ai fatti, procede in perfetta simbiosi con il proprio giocatore: il punto di vista del club è stato spiegato bene da Tommaso Bianchini, responsabile del marketing, che ieri ha presentato la quarta e ultima maglia stagionale del Napoli scudettato: «Diamo seguito a quanto già detto due giorni fa: non useremo sulle maglie la patch della Lega per la lotta al razzismo, lo combatteremo con i nostri mezzi e andremo avanti da soli».
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