Ci sono Paesi e luoghi che evocano ricordi. Li colleghiamo d'istinto a eventi rimasti impressi nella memoria. Momenti felici, ma anche giornate storte e perfino drammatiche, che vorremmo dimenticare ma non possiamo. Sepang, Malesia, calore soffocante e umidità alle stelle, è il circuito del nono titolo di Valentino Rossi e anche quello in cui nel 2015 si è liquefatto il decimo, su cui Vale sembrava avere ormai messo le mani. Accadde nel Gp delle accuse a Marquez di correre contro di lui, seguite da un corpo a corpo in gara portato alle estreme conseguenze, con lo spagnolo finito a terra per un contatto costato a Rossi la condanna a partire ultimo nel Gp successivo. Decisione che di fatto gli tolse la possibilità di difendersi dal ritorno di Jorge Lorenzo.
Sepang, Malesia, è questo e molto di più. È il circuito dell'ira e del dolore, quello dove si è fermata per sempre la corsa di Marco Simoncelli, il campione della porta accanto, il ragazzo con una testa di capelli ricci difficili da rinchiudere nel casco che aveva un sorriso e una battuta per tutti; quello che non se la tirava neanche un po' e replicava con una battuta ai pistolotti provenienti dai senatori della MotoGP, indispettiti e spaventati dal suo crescere dannatamente in fretta, dal suo essere ormai pronto per giocarsi il titolo, dopo avere vinto quello della 250, guarda caso proprio lì, a Sepang, nel 2008. L'immagine simbolo di quel traguardo raggiunto è il suo giro di pista capelli al vento, le braccia aperte come le ali di un angelo. Tre anni dopo, in un giorno che più triste non si può, l'angelo si è alzato in volo lasciando il suo corpo sulla terra, i capelli adagiati sull'asfalto, il suo ultimo saluto. Negli occhi di tutti noi, spettatori attoniti di quella scena, un mare di lacrime e un buco nel cuore. Era il 23 ottobre del 2011.
Anche domenica prossima sarà il 23 ottobre e Sepang richiamerà alla mente tutte le malinconie che accompagnano quella data, mescolandole alle attese per quello che accadrà in pista. Ci sono le grandi aspettative della Ducati, di nuovo in corsa per il titolo quindici anni dopo quello vinto da Casey Stoner, e ci sono i sogni di Pecco Bagnaia, che nel 2011 aveva solo 14 anni e già correva, con discreto successo, nel campionato spagnolo della 125, la categoria da cui sono passati prima di lui Rossi e il Sic.
C'è un
legame sottile tra le storie di corse di ieri e di oggi, un filo fatto di emozioni dove i protagonisti di oggi vanno a sovrapporsi a quelli di ieri, senza cancellare quello che è stato, ma aggiungendo nuove pagine al racconto.
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