È un sogno indiziario. Perché il ragazzo non è stato colto sul fatto. O pizzicato con la pistola ancora fumante in mano. O ha detto cose o è stato visto qua e là. Non ci sono prove tangibili alias contratti firmati. Perché come in un'indagine a caccia del colpevole, anche il sogno di riavere un italiano in Formula uno, magari addirittura sulla Rossa, non subito, ci mancherebbe - a Maranello non sono coraggiosi come alla Red Bull - poggia al momento solo su un puzzle di prove indiziarie e situazioni e dettagli che però, messi insieme, consentono per la prima volta da anni di illudersi che il momento sia finalmente arrivato.
Il sogno, il pensiero, la suggestione, il ragazzo si chiama Antonio Giovinazzi. Di lui, di questo 22enne pugliese di Martina Franca, esordiente in Gp2 e leader del campionato a due gare dalla fine, si dice infatti un gran bene. Soprattutto da quando, a Monza, Gp d'Italia, ha vinto partendo ultimo. Successo ribadito in Malesia, la settimana scorsa, dove ha conquistato magistralmente gara-1 issandosi in vetta alla classifica. Ora la sfida finale è fissata per il 25 novembre ad Abu Dhabi e la sensazione forte è che di questo ragazzo parleremo a lungo d'inverno.
In palio per Giovinazzi c'è un volante di F1, ma per l'Italia del motorsport molto di più. Perché riavere un pilota nel Circus significherebbe uscire dall'incubo. Un inferno d'immagine in cui il Paese è piombato cinque anni fa quando Jarno Trulli si ritirò e con lui, come una specie in via d'estinzione, sparì l'ultimo esemplare del pilota italicus. Un animale motoristico che per la verità, nonostante a fine millennio fosse numeroso, non era mai andato oltre qualche manciata di vittorie. Sono infatti dieci anni dall'ultimo successo di uno dei nostri, Giancarlo Fisichella, su Renault. E ben 63 anni dall'ultimo mondiale conquistato da un italiano, Alberto Ascari. E dire che oggi, nel Vecchio continente, i Paesi che hanno fatto la storia del motorsport hanno tutti la loro bandierina umana: la Francia con Grosjean, l'Olanda con Verstappen, la Germania abbonda con i vari Rosberg e Vettel e Hulkenberg, l'Inghilterra con Hamilton, Button e Palmer, la Spagna con Alonso e Sainz. Merito dei junior team, merito degli sponsor che da loro si sparpagliano a mitraglia, mentre in Italia sanno che nessun logo verrà mai notato a meno che non finisca sulla Ferrari.
Il sogno indiziario che stavolta potrebbe avverarsi poggia però su una serie di situazioni uniche. Infatti Giovinazzi potrebbe vincere il titolo - o alla peggio arrivare secondo - ma all'esordio e dopo aver disputato gare che davvero hanno emozionato. Il che ha attirato l'attenzione delle squadre straniere. In più si sta comportando benissimo proprio in una stagione in cui la Ferrari sta facendo malissimo. Per cui i suoi successi si notano di più anche da noi. Ovvero: potrebbe trovare più facilmente il sostegno di qualche sponsor per il balzo in F1. Non è finita. Antonio si sta giocando il mondiale con Pierre Gasly, il compagno di squadra alla Prema Racing (team italiano al top nelle serie minori). E anche questo potrebbe rappresentare un elemento in più del sogno indiziario: perché lotterà col compagno che gli sta dietro di 7 punti. E Gasly, test driver e riserva Red Bull in F1, è pilota del junior team austriaco che, come gli appassionati sanno, cerca talenti ovunque per piazzarli nel team satellite Toro Rosso e poi, nel caso, promuoverli. È successo con Vettel, è successo con Ricciardo, sta succedendo con Verstappen. Se Giovinazzi riuscisse a conquistare il titolo, vorrebbe dire che ha battuto un pilota più esperto e che aveva già assaggiato la F1. E proprio per questo il talent scout austriaco Helmut Marko, l'uomo che ha lanciato tutti i piloti Red Bull, potrebbe essere attirato dall'italiano per sostituire Kvyat in Toro rosso. Qualche contatto c'è già stato. Ecco perché anche la Ferrari si è mossa con l'entourage del pugliese. Ecco perché in settembre ha invitato Antonio a «giocare» col simulatore. Dei discorsi sono stati avviati. Ma forse, pensando all'età avanzata di Raikkonen e ai team clienti Sauber e Haas dove fargli fare pratica, sarebbe meglio passare dai bla bla alle firme.
Altrimenti, oltre a perdere in pista, il Cavallino rischia di perdere un talento chiavi in mano e a poco prezzo. Tanto più, e così il puzzle è completo, che l'uomo che segue la carriera di Giovinazzi si chiama Enrico Zanarini, l'ex manager di Eddie Irvine. Per cui uno che a Maranello è di casa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.