In Bahrein hanno vinto in due. Uno in pista, l'altro in salotto. Seb Vettel e Nico Rosberg. Ma prima di esaltare l'impresa del ferrarista, plauso e squilli di trombe per colui che è riuscito a trionfare senza neppure schiacciare l'acceleratore.
Un maestro, Nico. Ha annusato l'aria, ha capito prima di tutti dove stava andando a tirare il vento, ha intuito che le nuove regole sarebbero state molto più che nuove regole, e si è levato di torno, ritirandosi. Per di più, l'ha fatto riuscendo a passare da uomo che vede cose oltre lo sport e «stufo di correre intorno come un criceto nella gabbia». Ora Rosberg si gode meritata, agiata e giovane pensione, twitta qualche amenità sulla Mercedes e intanto ringrazia il dio dei motori per avergli concesso tanta illuminata ispirazione in quel giorno di inizio dicembre.
L'altro e vero vincitore è Sebastiano Vettel. Pilota, va detto, perfettissimo solo se l'auto diventa perfetta. In Italia, come spesso avviene, è già in atto il processo di santificazione del ragazzo, un'esaltazione collettiva enfatizzata dalla vittoria nel giorno di Pasqua e dall'augurio in perfettissimo italiano. Nei commenti che riguardano il tedesco, oggi non c'è più traccia o accenno a malumori e dubbi passati, a certe sue svogliatezze, a isterismi e malcelate voglie di Mercedes. Ma tant'è, siamo fatti così. Lo straniero ci piace e la memoria è terribilmente corta.
Sebastiano però resta quello che è. Un grande pilota e non un grandissimo pilota capace di andare oltre i limiti della macchina. L'anno scorso la Ferrari ne aveva molti e Sebastiano anche. Adesso è perfetta e lui diventa addirittura perfettissimo. In bacheca parlano per Vettel i quattro mondiali di fila conquistati quando guidava l'imprendibile e tecnicamente border line Red Bull.
Non basta, dunque, il bel sorpasso al via di domenica per cambiarne il curriculum. Tanto più che, intonando santificazioni, si rischia di sottovalutare chi, invece, è davvero stato grandissimo: il team Ferrari. Perché è la Rossa ad aver scodellato l'auto perfetta. O meglio, sono loro. E loro, scelti vuoi per intuizione vuoi per disperazione, sono soprattutto italiani. Il modo in cui la SF70H sa cullare le gomme in gara è ormai diventato uno spauracchio per i tedeschi che smanettano alla grande con bottoni e mappature in qualifica ma non possono fare altrettanto in corsa.
Per cui meglio scrivere tre vincitori. Perché di Rosberg si è detto e perché a braccetto con Vettel va posta la Rossa. Una monoposto perfetta come la Ferrari vista fin qui può rendere perfettissimo un gran pilota come Vettel, però non è ancora attrezzata a compiere miracoli. Cioè svegliare Raikkonen. Kimi avrà anche avuto mille problemi in gara però i tifosi, e non solo quelli, cominciano a nutrire mille perplessità nel vederlo sprecare quel ben di dio motoristico che Binotto e i suoi collaboratori hanno saputo scodellargli in pista. Basti pensare che un avvio così scoppiettante il Cavallino non lo viveva e faceva vivere da nove anni. All'epoca, era il 2008, due vittorie e un secondo posto in tre Gp, proprio come quest'anno, ma con successi spartiti tra Massa e Raikkonen. L'ultimo Kimi prima che il finnico «facesse correre suo fratello» (copyright Montezemolo) o «corresse pensando ad altro» (copyright Marchionne).
Nell'attesa dell'improbabile risveglio del nordico, con lui si contano altri tre sconfitti: Hamilton secondo, Bottas terzo e la Mercedes seconda e terza. Lewis è ovviamente il meno sconfitto di tutti. Per ragioni di classifica e talento. Anche domenica, a parte la bischerata su Ricciardo, ha una volta di più mostrato di essere l'unico con Alonso (forse Verstappen, il ragazzino è ancora sotto esame) a saper guidare oltre i problemi. Sconfitto più di Hamilton, è certamente il povero Bottas. Perché è stato costretto a festeggiare la prima pole in carriera con il primo ordine di scuderia patito da quando corre al top. Neppure in Williams ne aveva ricevuti di simili.
Ed è proprio in questo che la Mercedes ha perso più di tutti.
Perché dopo tre stagioni trascorse a fare la splendida e quella che lascia correre liberi e belli i propri galletti, ha cambiato stile non appena avvertito il fiato sul collo dei rivali. Anche per questo Nico Rosberg, con il suo addio a sorpresa, ha dimostrato di essere il più vincitore di tutti: se fosse stato in pista a Sakhir, l'ordine di scuderia sarebbe arrivato a lui.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.