Più ospedale che pedana. Ma Vanessa vola ancora

La Ferrari va in finale con il miglior punteggio nel corpo libero davanti alla fenomenale Biles

Più ospedale che pedana. Ma Vanessa vola ancora
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La sua vita va in diagonale, su quella pedana della ginnastica artistica dove disegna sogni a corpo libero, come all'Ariake centre, quando ieri la sua terza sequenza di salti oltre a quello Tsukahara marchio di fabbrica - le è valsa, grazie ad un salto teso spezzato, un bel 14.166, testa della classifica provvisoria, dopo la prima suddivisione della gara a squadre. Vanessa Ferrari ha fatto perfino un soffio meglio di sua maestà l'americana Simon Biles, ferma a 14.133, con un errore che l'ha scaraventata fuori pedana. Così Ferrari ha già il tappeto rosso spianato per la finale individuale al corpo libero del 2 agosto, ma lotterà anche all round con le compagne nel concorso generale a squadre per un altro posto nella storia.

Alla sua quarta Olimpiade unica azzurra ad oggi - Vanessa da Orzinuovi è una donna che non ha scordato di essere stata bimba prodigio della ginnastica prima, ragazza di ferro poi. Prima italiana a vincere una medaglia mondiale individuale ad Aarhus nel 2006, a Pechino 2008 - dove fu 11sima per una infiammazione ai tendini - era arrivata da minorenne, per mano a coach Enrico Casella che, anche l'altra notte, l'ha quasi sollevata per rassicurarla che tutto fosse andato bene. Una medaglia mondiale, 4 Europei, 6 coppe del Mondo e quei due legni olimpici nel 2016 e nel 2012: in realtà a Londra, ormai quasi 10 anni fa, il suo punteggio era di bronzo, ma fu scartato per quei meandri dei regolamenti che si chiamano coefficienti.

Mononucleosi, tiroide, infortuni, Ferrari ha metabolizzato tutto: è una piuma d'acciaio capace, nel nome del team, di ritrovare anche un ottimo volteggio e un buon esercizio alla trave «Dove si e no da Rio 2016, avrò gareggiato 4 volte», spiega lei che era pronta pure alle parallele, anche se non è servito, perché intanto l'Italia di Alice ed Asia D'Amato e Martina Maggio volava in testa alla rotazione. «Ho dato tutto, sono contenta», dice a caldo sulle note di Con te Partirò: Vanessa è sempre stata più forte della sua gioventù. Ne conserva ancora sogni, freschezza e sembianze con i suoi 45 kg per 146 cm di altezza anche se l'anagrafe, con quei 30 anni freschi, racconta di un quadriennio davvero poco olimpico, ma tormentato assai, in cui la ginnasta ha passato più tempo - oltre 600 giorni - in corsia e in riabilitazione che in pedana.

Dopo il quarto posto a Rio 2016, riparte dai Mondiali di Montreal del 2017: dall'ultima diagonale uscirà in braccio al suo staff, il tendine di Achille distrutto. Il morale quello no, non si piega, anche dopo una seconda operazione. Nel 2019 decide di operarsi ad entrambi i piedi, per una borsite e delle schegge ossee. Il pass per Tokyo arriva un mese fa a Doha.

La farfalla sa volare e ieri - e per una notte che vale oro - si è lasciata dietro anche la regina dell'artistica: l'americana ha già dato il nome a diversi salti, la bresciana ha nel cognome, oltre che nel suo dna, l'emblema di un motore che gira sempre al massimo. Perché anche se in diagonale, i sogni vanno sempre rincorsi.

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