È un Tour che fa girare la testa per quanto è bello, per quanto è combattuto, per quanto è tanto, troppo, tutto. È un Tour che fa girare la testa, ma poi alla fine ci si ritrova ancora lì, con quei due, che sono di un altro pianeta, che vengono forse da un'altra costellazione. Non si fa a tempo a dire: ecco il terzo incomodo, che Jai Hindley, l'australiano d'Abruzzo, vincitore del Giro 2022, finisce strapazzato come un corridorino qualsiasi.
Non fai a tempo a dire terzo incomodo, che quei due Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard si accomodano al loro posto. Loro erano i grandi pretendenti e loro non fanno nulla per farsi attendere, anzi. Se le danno di santa ragione sotto gli occhi estasiati del presidente francese Macron, che in ammiraglia, si gode lo spettacolo da vicino.
Tappa pirenaica, con Aspin e Tourmalet, ad alta densità adrenalinica. Dopo lo show del danese l'altro ieri, ecco la solerte risposta del 24enne sloveno, con una voglia mostruosa di dare battaglia e vendere cara la pelle.
Incollato tutto il giorno alla ruota del danese che, con l'aiuto di uno strepitoso Van Aert e un instancabile Kuss prova a brasarlo, il bimbo sloveno non si scompone e a poco meno di 3 km dal traguardo gli assesta il colpo del KO. Per lo sloveno è il decimo successo sulle strade della Grande Boucle è un messaggio chiaro a Vingegaard: sarai anche in giallo, ma non è finita qui. «Sono contento, oggi (ieri per chi legge, ndr) mi sono sentito molto meglio, ma di strada da fare ce n'è ancora tanta», le parole di Pogi, con dedica alla fidanzata Urska, caduta il giorno prima al Giro donne.
Pogacar taglia il traguardo con un inchino teatrale, un omaggio al pubblico, un omaggio a sé stesso. Chi si inchina è anche Jonas Vingegaard, che esce in ogni caso da questa due giorni pirenaica a testa alta e in maglia gialla.
Tra un complimento e un abbraccio dopo il traguardo, alle spalle di questi due c'è un altro mondo. Hindley, partito in giallo e lasciato per strada già sul Tourmalet, alla fine limita i danni e si consola con un terzo posto nella generale.
Vanno alla deriva, invece, il baby Skjelmose, l'ex vincitore del Tour Egan Bernal e il nostro Ciccone: 3° posto al mattino, 20° ad oltre 10 minuti alla sera. L'Italia si risveglia subito dal sogno. La realtà è sempre dura da digerire.
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