Il pubblico pagante e vaccinato. I tennisti no...

Ci sarebbe da ridere, se non fosse quasi da piangere. Il mondo dello sport ci regala l'ultima inversione di tendenza: chi paga non può sgarrare dalle regole e chi viene pagato gioca senza regole

Il pubblico pagante e vaccinato. I tennisti no...

Ci sarebbe da ridere, se non fosse quasi da piangere. Il mondo dello sport ci regala l'ultima inversione di tendenza: chi paga non può sgarrare dalle regole e chi viene pagato gioca senza regole. Succede che il sindaco di New York, De Blasio, per l'ingresso all'Us open di tennis (si parla di persone con età superiore ai 12 anni) abbia imposto di fornire prova di vaccinazione anti Covid. Almeno la prima. Quindi o porti il pass o resti alla porta. Perfetto, assolutamente apprezzabile l'intento. In Italia stiamo cercando perfino di far sedere la gente a scacchiera: e sarà dura. Però conta creare un minimo status di sicurezza. Ma, come capita pure nel calcio, poi c'è il problema degli atleti. Logica vorrebbe che fossero tutti vaccinati. E così non accade. Ai Giochi di Tokyo non si è posto il problema per l'assenza di pubblico. A Flushing Meadows, invece, la discussione è aperta. Una parte dei tennisti, capitanati da Djokovic, chiede libertà di scelta. Che, in questo caso, si coniuga con poco rispetto per il pubblico pagante e vaccinato. Essere retribuito, per uno spettacolo sportivo, non preclude il civismo del dover seguire regole di buon senso comune, soprattutto se è il pubblico a dare buon esempio. E qui siamo al mondo che si capovolge. Faceva notare una firma del New York Times: ha senso pretendere l'obbligo di vaccinazione per gli spettatori e non per i giocatori? Assolutamente no. I privilegi dei giocatori cominciano, e finiscono, al momento del ritiro del bonus di ingaggio.

Anche se seguono la via dei tamponi pre-gara. Chiunque comprende che gli atleti, per primi, rischiano contagi: con le conseguenze del caso. E non è vero che vincere senza rischio, è come trionfare senza gloria. Almeno in tempo di Covid.

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