Per l'ultimo gran premio mondiale con partenze-robot (dal Belgio avremo procedure manuali vecchio stile), il secondo avvio lento delle British-Mercedes, dopo quello sorprendente di Silverstone, contiene la spiegazione agli eventi, che hanno riportato giustamente e meritatamente la Ferrari al primo successo vero, al comando dall'inizio alla fine del Gp d'Ungheria. La sola interpretazione plausibile è che la sublime regia invisibile, la stessa che ha dato slancio alla Williams in Inghilterra, per riaccendere gli interessi televisivi in una F.1 malata, ha concesso il cosiddetto "manettino" in qualifica ai motori di Brixworth, ma ha preteso l'assoluto rispetto del regolamento una volta in corsa.
Così, la competizione a due livelli (qualifica e gara), ben dimostrata da inizio stagione, ha potuto svilupparsi più correttamente, grazie alle caratteristiche dell'Hungaroring. Come dire che non occorre un eventuale "manettino" anche per Maranello, nel Gp d'Italia a Monza, e che tutto resta soltanto nelle mani di questa sublime regia invisibile.
Splendido, comunque, assistere a quelle stupende manovre di Vettel e di Raikkonen in partenza, subito all'esterno di Hamilton, spinto all'errore, e poi spavaldamente davanti a Rosberg, anche con la prima mossa strategica del Cavallino al primo cambio gomme in "Soft", contro il più scontato passaggio in "Medium". Diciamo pure che, all'inizio pilotato del confronto Ferrari-Mercedes, ha potuto far seguito uno svolgimento più genuino, foratura della posteriore sinistra di Rosberg e meccanica di Raikkonen comprese.
In ogni modo, per stare alla concretezza dei fatti, il servizio di cronometraggio ha assegnato lo scatto più pronto al "via" a Vettel, seguito a un secondo da quello di Raikkonen, a 3" da quello di Rosberg e a 9" da quello di Hamilton. Ognuno tragga le proprie conclusioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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