Il Qatar arruola anche i tifosi a pagamento

Ai Mondiali di pallamano nazionale fatta di stranieri e supporter a gettone

Thani Al-Kuwari, presidente della federazione qatariota di pallamano
Thani Al-Kuwari, presidente della federazione qatariota di pallamano

Per chi non sia ancora informato si sta svolgendo, in Qatar, il campionato mondiale di pallamano, disciplina che non vanta una tradizione storica nel Golfo (nemmeno in Italia) ma, si sa, quando i dollari avanzano gli occidentali arretrano. Arretrano anche dinanzi a un Paese omofobo, antidemocratico, razzista ma che volete sia? Prima il mondiale di nuoto in vasca corta nello scorso dicembre, oggi la pallamano, poi nel 2019 il mondiale di atletica preludio a quello di football del 2022.

In attesa di contare i morti nei cantieri, finora oltre mille, ma i giornali e le televisioni italiane non si occupano di questa notiziola, il presidente del comitato organizzatore del mondiale di pallamano Thani Al-Kuwari ha avuto la faccia tosta di annunciare che per la costruzione degli stadi del torneo sono stati utilizzati 23mila operai che hanno lavorato per 31 milioni di ore e «non c'è stato nessun morto».

Non ha aggiunto se tutti erano sotto copertura assicurativa e nemmeno la cifra di salario. Cifra che invece riguarda i tifosi presenti sui gradini o gradoni della Duhail Arena e dalla Ali Bin Hamad Al-Attiya Arena e la Lusail Arena, sono tutti pagati, dico i tifosi della nazionale del Qatar, una specie di villaggio vacanze che ha ingaggiato Valero Rivera, il ct spagnolo campione del mondo, quindi montenegrini, serbi, bosniaci, cubani, francesi, spagnoli, tutti assieme appassionatamente nel Golfo con la mano sul cuore, dalla parte del portafoglio. Dunque per tenere su la comitiva hanno precettato operai travestiti da tifosi, di lingua ispanica che al grido di "Hola don Pepito" "Somos campeones", stanno stravolgendo le sacre abitudini musulmane.

Abitudini che prevedono l'assenza delle donne sugli spalti, quelle presenti sono straniere, tifose delle altre nazionali, perché qui la femmina deve stare fuori, da parte, deve badare a cose meno volgari, coprendosi il capo e il volto difendono la religione e la dignità. In Qatar si fa così e si farà così, i qatarioti sono i nuovi padroni dello sport mondiale, hanno messo le mani e i piedi nel football comprandosi il Paris Saint Germain e il Manchester City, si sono presi la Costa Smeralda (ma c'è una indagine fiscale al riguardo), prevedono di poter allestire anche i Giochi Olimpici, nessuno osa ribellarsi, chiedere una indagine seria, anzi, chi ci ha provato, come Garcia, il capo degli investigatori della Fifa, è stato fatto fuori, nel senso buono.

In Qatar, dunque, si gioca e si va avanti come se nulla accada, dentro e fuori dagli stadi belli. Non sono stati segnalati nemmeno cartelli «Je suis Charlie», roba passata e da queste parti sarebbe come minimo un'offesa.

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