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"Il Qatar è l'altro mondo. L'Italia deve andarci, poi ci aiuterà il clima..."

L'eroe dell'82 ci ha vissuto dieci anni: "Con CR7 senza paura. Lì la temperatura perfetta per noi"

"Il Qatar è l'altro mondo. L'Italia deve andarci, poi ci aiuterà il clima..."

È tornato a casa il... nonno prodigo Spillo Altobelli dopo 10 anni di Qatar e di viaggi avanti e indietro da un mondo all'altro. È tornato nella sua comfort zone, a Brescia, circondato dai due figli, Mattia e Andrea, e dai nipoti che gli riempiono le giornate, la vita e anche le ore. «Sono indispensabili dopo tanti anni vissuti da solo» racconta Spillo con quella cadenza di Sonnino, luogo delle sue radici, mai cancellata e orgogliosamente sottolineata a ogni risposta. Cominciò laggiù, in Qatar, l'avventura da opinionista tv nel 2006, in occasione del mondiale di Lippi e Cannavaro, lui che aveva toccato e alzato quella coppa magnifica nel cielo di Madrid giusto 40 anni fa. Adesso che è conclusa l'avventura Spillo non è assalito né da rimorsi, tanto meno da rimpianti. «Pensano di sapere fare tutto. Hanno costruito stadi, alberghi, strade ma c'è bisogno del controllo quasi quotidiano di Infantino perché sia pronto per il mondiale. Vogliono fare bella figura, si giocano tutto in un paese che è grande quanto un quarto di Milano. Mi chiedo solo come faranno ad ospitare i tifosi provenienti da tutto il mondo. Gli stadi, per la maggior parte, si concentrano in una sola città. La vendita di alcool è vietata tranne che negli alberghi a 5 stelle: e i turisti inglesi come faranno?» spiega e racconta mentre figli e nipoti ne reclamano l'attenzione e deve ripetere «sto facendo un'intervista» per ottenere il permesso speciale.

Allora caro Spillo Altobelli, la Nazionale deve conquistare ancora il mondiale...

«Appunto, il rischio esiste. Nel 2021 abbiamo vinto, con merito, il titolo di campioni d'Europa, siamo stati 40 partite senza perdere ma adesso il pericolo c'è. È uno spareggio tra noi e il Portogallo. Per gli azzurri è un appuntamento che procura motivazioni: chi gioca a calcio non conosce la paura».

Eppure Mancini ha confessato di essere preoccupato...

«Fa bene a esserlo. Così come fa bene a rilasciare dichiarazioni che vogliono infondere coraggio ai suoi. Quando dice ci qualifichiamo e magari vinciamo il mondiale lo fa per centrare questo obiettivo. D'altro canto il calcio italiano, se partecipa a un torneo come il mondiale, non lo fa per uscire al primo turno. Non solo».

Cos'altro c'è da sapere?

«Il clima, in quei mesi di novembre e dicembre, in Qatar sarà ideale per gli europei: perfetto come temperatura, perfetto per lo stato di forma dei calciatori provenienti dai campionati europei».

C'è sempre all'ordine del giorno il problema del centravanti in Nazionale: come si risolve?

«È un problema, me ne rendo conto anche perché i nomi su cui puntare sono quelli di sempre: Immobile e Belotti».

E Scamacca?

«Chi farebbe debuttare un giovanotto che deve ancora completare il processo di maturazione in una sfida così decisiva?».

C'è sempre Zaniolo al quale fare ricorso...

«Ecco, io lo farei giocare a occhi chiusi. È un talento naturale, può risolvere il problema proprio lui. Sento parlare di Joao Pedro. Mi chiedo: se non ti qualifichi poi che figura fai?».

Nel frattempo Insigne prepara la valigia per il Canada.

«Lorenzo è un simbolo di Napoli e del Napoli: se tu società gli offri un contratto al ribasso vuol dire semplicemente che non punti più su di lui. I calciatori, e i procuratori, ragionano così».

Ma possibile che solo per questa categoria il covid non esista?

«Obiezione accolta. Ma a questo punto sono i presidenti che devono mettersi d'accordo. Si siedano intorno a un tavolo e decidano finalmente di non portarsi via i calciatori gli uni con gli altri. E invece la realtà è sempre la stessa: si fanno la guerra e fino a quando ci sarà concorrenza non cambierà la situazione».

L'Inter sta sfidando tutte le leggi.

«In effetti quando sono partiti Antonio Conte, Lukaku, Hakimi ed Eriksen, gli interrogativi sul futuro erano più di uno. E invece sono stati molto bravi a centrare la qualità dei sostituti, tutti con caratteristiche diverse ma i risultati fin qui sono stati identici. E gioca anche meglio, adesso la squadra».

Avresti scommesso su Simone Inzaghi?

«Mi è sempre piaciuto. Con lui la Lazio giocava bene e non sbagliava mai stagione. Adesso invece nella Lazio c'è gente che non trova posto, tipo Luis Alberto, e la squadra va così così».

Il Milan secondo è ancora una sorpresa: come la spieghi?

«Non è più una sorpresa perché si è ripetuto. Maldini e Pioli hanno messo insieme giovani che stanno maturando ed esperti di rango tipo Ibra. Perciò sostengo che sono il rivale numero uno per l'Inter. Con il Napoli e l'Atalanta alle spalle».

La camera dei deputati ha votato un ordine del giorno per dedicare a Paolo Rossi l'Olimpico di Roma: giusto così?

«È lo stadio della Nazionale, c'è bisogno di un simbolo».

San Siro invece sta per essere abbattuto...

«Io sono stato tra i primi a schierarmi per il no.

E vorrei essere sul posto per assistere alla prima picconata. Quello non è uno stadio, è un museo. Capisco le esigenze di Inter e Milan: vogliono uno stadio nuovo, più accogliente e moderno. E allora facciamo lo stesso ragionamento con la Scala».

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