Ranocchia e Montolivo la classe di stare a guardare

Lo strano derby di due leader degradati: uno sempre in panchina, l'altro addirittura in tribuna

Ranocchia e Montolivo la classe di stare a guardare

Non è da una fascia che si vede un capitano. Se non ci credete, guardate Andrea Ranocchia e Riccardo Montolivo. Professionisti ineccepibili nonostante tutto e tutti. Capitani dentro perché solo se si è così si può anteporre il gruppo agli interessi personali. Sempre e comunque. Storie simili di due giocatori che vedranno il derby di Milano da fuori: quasi certamente in panchina l'interista, con ogni probabilità in tribuna il milanista. Questo se venisse confermato quanto visto finora. Perché Spalletti al difensore non ha ancora concesso un minuto in questa stagione, mentre Gattuso al centrocampista addirittura nemmeno una convocazione.

Eppure restano al loro posto. Non una parola fuori luogo, non un gesto di stizza. Dentro e fuori dalla Pinetina o Milanello che sia. Entrambi all'ultimo anno di contratto, entrambi ex capitani. Eppure la stracittadina della Madonnina l'hanno giocata con la fascia al braccio; l'hanno vinta e l'hanno persa. Per Ranocchia l'ultima volta è stata in coppa Italia nella passata stagione, quella del gol di Cutrone nei supplementari. Quel derby Montolivo lo guardò dalla panchina, ma giocò quello di campionato in aprile, uno zero a zero con poche emozioni. Con il senno di poi quella si sarebbe rivelata di fatto l'ultima sua partita con la maglia rossonera. Proprio un derby. Poi è uscito dai radar di Gennaro Gattuso. Trentacinque minuti totali in campionato, tutti uscendo dalla panchina compresa l'espulsione contro l'Atalanta. Anche se l'ultima apparizione sono gli ultimi dieci minuti nella finale di coppa Italia, entrato in campo quando la Juventus vinceva quattro a zero. Degna conclusione di una stagione che era iniziata lasciando la fascia di capitano a Bonucci... Poi è calato il sipario: non convocato per la tournee negli Usa, inserito però nella lista Uefa; un infortunio l'ha fatto tornare in gruppo, per modo di dire, solo a metà settembre. Fino all'amichevole giocata con la Primavera contro la prima squadra. Montolivo ai margini, sembra un eufemismo. Eppure lui twitta e ritwitta: «Non si molla mai....».

Anche Ranocchia non ha ancora giocato un minuto, De Vrij gli ha tolto ancora più spazio. Eppure lui non si scompone, già la passata stagione non l'aveva vissuta da protagonista in campo, anche nello spareggio Champions con la Lazio entrò per l'assalto finale e Vecino segnò subito, con il difensore nerazzurro che gli saltò davanti e per un soffio non colpì lui stesso. Con Luciano Spalletti la scintilla era già scoccata nel ritiro di Brunico. L'allenatore non esitò a zittire un tifoso che aveva insultato il difensore. Un gesto che per l'ex capitano interista valeva più di cento maglie da titolare. Senza la fascia, ha vestito i panni dell'uomo spogliatoio: «Lavorare insieme, significa vincere insieme», uno dei cinguettii recenti.

Non sarà una panchina o una tribuna nel derby di domenica sera, a cambiare la storia di due giocatori che hanno dimostrato di avere le spalle larghe.

Come ad esempio di fronte al cyber-bullismo, Ranocchia, o agli insulti choc che gli auguravano addirittura la morte, Montolivo. Due che non hanno avuto vita facile, nemmeno con chi avrebbe dovuto sostenerli. Ma capitani non si diventa per caso. Questo vale di sicuro per Andrea e Riccardo. Aspettando un'occasione.

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