Il re pescatore e il bimbo, torna l'infinita sfida gialla. "Ora ripartiamo da zero"

I favoriti si presentano al Tour: il danese, ultimo vincitore, al top, lo sloveno reduce dall'infortunio

Il re pescatore e il bimbo, torna l'infinita sfida gialla. "Ora ripartiamo da zero"
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Sulla carta e guardando la cartina, dovrebbe essere una sfida a due. Tra quei due prodigi delle corse a tappe: Jonas Vingegaard, il 26enne re pescatore danese e il 24enne bimbo sloveno Tadej Pogacar.

Il danese ultimo vincitore, lo sloveno con due Tour al suo attivo conquistati quando era ancora in culla.

Sulla carta e guardando la cartina dovrebbe essere una sfida tra questi due prodigi e tra queste due super corazzate: la Jumbo Visma e la UAE Emirates.

Peccato che il loro avvicinamento alla Grande Boucle non sia stato affatto uguale.

Lineare e pulito per Vingegaard, che si è portato a casa il Delfinato, da sempre prologo ideale per il Tour, mentre per lo sloveno re di primavera, ha dovuto fare i conti con la frattura alla mano rimediata alla Liegi il 23 aprile scorso, che l'ha costretto ad un delicato intervento chirurgico per ridurre la frattura dello scafoide sinistro e semilunare e per questo l'ha costretto ad uno stop e ad una ripresa non facilissima.

È vero, si pedala con le gambe, ma le mani sul manubrio, per fare presa, per ammortizzare, per tirare e aggrapparsi hanno il loro scopo primario.

Insomma, sulla carta e guardando la cartina il «re pescatore» (lavorava al mercato del pesce, ndr) e la «mano de Dios» non partono alla pari, anche se in questa vigilia calda di inizio Tour, li mettiamo allo stesso livello, recuperando qualche battuta rilasciata giorni fa, prima del loro trasferimento a Bilbao, nei Paesi Baschi, da dove sabato il Tour partirà.

Come state?

Pogacar «A questo punto direi bene. Dopo l'incidente ho solo corso la prova nazionale a crono e quella in linea (vinte entrambe, ndr), e mi sembra di non star affatto male. Certo, mi manca la competizione, mi mancano delle corse di un certo tipo, questo è chiaro e so perfettamente che all'inizio dovrò un po' soffrire. Se correrò con il tutore? Penso con dei cerotti taping».

Vingegaard «Il mio preparatore Mathieu Heijboer sostiene che sono più forte di un anno fa, questo però lo dirà solo la strada. Certamente, ho passato la primavera migliore della mia carriera, senza avere intoppi di nessun tipo».

Vi siete sentiti?

P. «No, però ho visto che Jonas va forte, è andato molto forte al Delfinato, quindi lui sta bene».

V. «Pogacar in primavera è stato impressionante (tra le tante vittorie, Parigi-Nizza, Fiandre e Freccia, ndr) ma al Tour l'ho già battuto e sto lavorando per rifarlo».

Come arrivate all'appuntamento stagionale dell'anno?

P. «Ho fatto tutto il necessario e il possibile per essere al meglio. Più di questo non potevo fare. Sono stato quasi tre settimane in ritiro a Sierra Nevada, poi qualche giorno al Sestriere per fare le ricognizioni delle tappe alpine del Tour, compresa la crono che aprirà la terza settimana, poi mi sono trasferito in Slovenia, per i campionati nazionali. Questo potevo fare e ho fatto».

V. «Ci arrivo con il Delfinato vinto, venticinque giorni di corse e dodici vittorie».

Nello scontro diretto alla Parigi-Nizza di marzo, vittoria di Pogacar, con Vingegard terzo.

P. «Quello che è stato è stato, si riparte tutti da zero».

V. «L'anno scorso, alla Tirreno-Adriatico, aveva vinto lui mentre a luglio l'ho battuto».

Quali saranno i momenti chiave del Tour?

P. «Si partirà subito con una tappa in linea molto difficile e insidiosa. In terra basca si disputeranno due tappe non semplici: la prima con 3.300 metri di dislivello, la seconda sarà la più lunga dell'intero Tour con i suoi 209 km. Come sempre occorre avere subito buone gambe e tanta lucidità. Il Tour è sempre pieno zeppo di tranelli, facile finirci dentro».

V. «Punti chiave? Per come è stato disegnato, non penso che ci sia una tappa più dura delle altre, ma allo stesso tempo tante sono parecchio impegnative. Bisognerà avere la mentalità di essere pronti alla battaglia ogni giorno. In un attimo si può vincere, ma allo stesso modo puoi perdere tutto».

Il fatto di avere già vinto una volta toglie o aggiunge pressione?

P. «In tre edizioni ho fatto due primi e un secondo posto, diciamo che il mio ruolino di marcia non è poi così male. Chiaro che si parte sempre per puntare al bersaglio grosso e io non parto mai per partecipare, la competizione mi piace un sacco, però aver già vinto aiuta, se non altro perché sai come si fa».

V.

«Penso che aver già vinto aiuti e allo stesso tempo tolga parecchio. Perché una volta ce l'ho fatta e se anche se restasse l'unica, quando mi ritirerò, magari tra dieci anni, sarò sempre orgoglioso di quello che ho fatto».

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