La resa di Alcaraz: Djokovic punta allo Slam da record

Dopo 2 set lo spagnolo cede ai crampi. Il serbo contro Ruud per il titolo n°23

La resa di Alcaraz: Djokovic punta allo Slam da record
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Perché vengono i crampi? Un medico risponderebbe «dipende». Ma essendo una domanda perfetta per Google, la risposta ha diverse possibilità: per esempio che hai bevuto troppo poco, che hai sudato molto, o semplicemente che sei troppo teso, magari se incontri quello che potresti detronizzare dall'Olimpo del tennis per prendere il suo posto. Però: hai 20 anni e lui 36, che cosa può andare storto? Che ti vengano i crampi, appunto, e per questo la soluzione del mistero ora è più chiara.

Novak Djokovic domani contro Ruud (che ha battuto Zverev 6-3 6-4 6-0) andrà all'assalto del suo Slam n° 23, per battere Nadal che resta ancorato a quota 22 e la sempiterna ombra di Federer, che per molti continua a restare «il Più Grande di Sempre» anche se ormai gioca più spesso a padel con gli amici. Carlos Alcaraz, invece, va sul lettino del fisioterapista a farsi massaggiare, dopo essere rimasto bloccato nella mano, nel braccio e nel polpaccio, confezionando un record difficilmente eguagliabile per chi sta giocando la semifinale del Roland Garros. «Grande rispetto per lui che ha stretto i denti fino alla fine», ha detto con grande sincerità Novak. Anche perché nel momento in cui Alcaraz ha grippato, il match era un set pari e 1-1 nel terzo, «ed io - ha confessato seraficamente Djokovic - non ero un granché fresco».

La verità? È che Carlos stava ribaltando una partita iniziata male, stava trovando il suo ritmo devastante ed aveva anche, nel secondo set, confezionato un passante di diritto con annessa frustata del polso, recuperando da un pallonetto micidiale. Un colpo impossibile da fare e da descrivere esattamente che Nole ha subìto alzando le braccia in segno di resa. Insomma: c'erano tutte le premesse per il cambio generazionale, ed invece ecco il colpo di scena dopo una scatto come tanti. Alcaraz si ferma, chiama il fisio, ma non ripartirà mai più.

Finisce 6-3, 5-7, 6-1, 6-1, con lo spagnolo paralizzato nelle gambe e nella testa, come accade quando sei a un passo di un'impresa epocale e la cosa improvvisamente ti terrorizza. Capita, quando sei giovane. Non dovrebbe capitare, quando incontri chi ha 16 anni più di te. A meno, appunto, che non sia uno che ha già giocato 36 volte una finale che conta e che sta per diventare il più Grande della Storia del tennis, almeno nei numeri.

Per l'immortalità, poi, Novak Djokovic ha le idee chiare: visto che potrà giocare a New York, l'ultima vendetta sarà fare lì il Grande Slam che gli è sfuggito di un soffio nel 2021. Per riuscirci dovrà vincere prima domani a Parigi e poi a Wimbledon: roba da crampi allo stomaco, in pratica. Che a lui, però, non vengono mai.

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