Quanti palloni d'oro? Stavolta tanti. Forse non a caso Antoine Griezmann è anche le Petit diable. Solo un Piccolo diavolo può trasformare palle di piombo in palloni d'oro. Basta scorrere la storia per ritrovare i suoi palloni di piombo. Un rigore che gli annunciò la delusione della sconfitta nella finale di Champions. Il peso di aver perso due coppe nello stesso anno, perché il Portogallo affogò la Francia alla conclusione del campionato europeo. Ed ora rieccolo sbucare con i suoi palloni messi in gol per stracciare tutti i cattivi ricordi e far pari con la stella bisbetica.
Antoine Griezmann è l'uomo dei palloni d'oro e forse lo sarà pure del Pallone d'oro. Cosa chiedere di più? Questo mondiale doveva illuminare gli occhi di un rituale un po' fasullo (vedi alla voce sponsor che contano) ma pure un po' romantico per gli amanti del pallone senza cattivi pensieri. Abbiamo cercato, osservato, tifato. Vedi Mbappè e gli auguri di far rima con Pelè. Il francesino appena svezzato ce l'ha fatta: il numero 10 portato sulla schiena profetizza un futuro, la rete della Grande bouffe galletta lo ha messo sulla scia del grande O Rey. Pelè, allora under 20 come lui, segnò in finale e Kylian figlio di un'Africa (padre del Camerun e madre algerina) ha replicato l'idea. Ma forse per il Ballon d'or c'è ancora tempo. Fosse solo per il mondale, entrerebbe in gioco anche Pogba. E quanti di noi (la Fifa l'ha già fatto ieri dandogli il trofeo di milgior giocatore di Russia '18) non porgerebbero il suddetto pallone nelle mani di un architetto leonardesco come Luka Modric? La sua storia partita dalle aree meridionali della Croazia, un lungo percorso per sfuggire alla guerra che gli uccise il nonno a sangue freddo, sconfinata nell'arte calcistica che intuì un gestore d'albergo di Zara. Dicevano fosse piccolo ed esile quindi non adatto al calcio. Invece il mondo del pallone lo lasciò fiorire smentendo questa regola. Lo dissero anche per Franco Baresi, lo hanno ripetuto per Antoine Griezmann, profeta non in patria ma in terra spagnola dove si è conquistato stima e galloni in una città calcisticamente difficile come Madrid. Modric ha gestito e guidato la Croazia con la maestria dell'artista e dell'ingegnere, ma in finale ha perso un po' di tono e illuminazione. Da diversi anni è il muro maestro dei successi del Real. Diciamo che forse sarà il naturale Pallone d'oro per acclamazione popolare.
Allez les Bleus, allez Griezmann: agli Europei 2016 fu capocannoniere e miglior giocatore, ma tanto non gli bastò. Questa volta ha preso misure diverse. «L'altra volta ho segnato tanto senza vincere, in Russia mi sono contenuto». E l'idea ha funzionato. Le petit Diable ha inondato il mondiale di rigori pesanti e segnati, quasi sorte e orgoglio abbiano voluto ricacciare indietro quello calciato sulla traversa nella finale di Champions 2016 contro il Real di Modric. Stavolta Griezmann ha segnato contro l'Australia per l'1-0, ha replicato contro l'Argentina, ha ricamato il 2-1 inchiodando Subasic alla sua bravura. Diceva Nelson Mandela, uno che si intendeva forse di calcio ma soprattutto di fatiche umane: «Coloro che sono pronti a prendersi per mano possono superare gli ostacoli più grandi». Il piccolo Diavolo ha preso per mano se stesso ed anche la Francia: goleador e assist man, il centro del mondo Blues. E, dopo il grande buio delle due finali perse nello stesso anno, dopo aver sommato due sconfitte in due finali Champions, quest'anno si è sentito toccato dalla Grazia: la vittoria in Europa league con l'Atletico sul Marsiglia ed ora il Mondiale che mette in bacheca a suon di gol e assist.
Aggiungiamo la punizione dell'1-0 con l'aiuto del testolone di Mario Mandzukic. Strano il destino: proprio loro due erano stati protagonisti del mondiale per gol e assist. Griezmann ci ha riprovato ed ha scoperto che il destino suona sempre due volte.
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