La rivincita di Johanna tra le cadute di Sofia. Hirscher battuto in casa

La Schnarf 2ª a Cortina, Goggia ancora fuori. Kristoffersen beffa il fenomeno proprio a Kitz

La rivincita di Johanna tra le cadute di Sofia. Hirscher battuto in casa

Kitzbuehel - Johanna Schnarf sorride sempre, è una donna capace di prendere la vita dal verso giusto e non si piange mai addosso. Anni e anni a lottare, ad allenarsi, a recuperare da infortuni anche gravi, in cambio di soddisfazioni sempre molto relative: tanti piazzamenti fra il sesto e il decimo posto, qualche acuto fra il quarto e il quinto, ma su quei tre famosi gradini era riuscita a salire solo una volta. Era successo otto anni fa, nella discesa di Crans Montana, quando Lindsey Vonn fece meglio per un misero centesimo dopo averle soffiato, 15 giorni prima, la medaglia di bronzo del superG all'Olimpiade di Vancouver per soli 11/100. Poi arriva il bel giorno, ieri, in cui Hanna, 33 anni, parte per la centoottantaduesima gara di coppa della carriera. Ha il numero 1, davanti a sé un bel tracciato su una delle piste che conosce meglio e le piacciono di più. «Volevo godermi il momento, di testa mi sentivo libera e serena, ho sciato sentendomi sciolta, stranamente non ho fatto tanti errori e mi sono ritrovata in fondo senza sapere bene cosa pensare. Ero andata forte o no? Quando hai l'1 non sai mai, non hai punti di riferimento». Era andata forte, sì. Perché a batterla, stavolta, è riuscita solo un'atleta, Lara Gut, scesa peraltro con il sole che lei non aveva avuto e quindi decisamente favorita da una luce migliore. Quattordici centesimi hanno negato ad Hanna la prima vittoria della carriera, ma va bene lo stesso e per l'Italia orfana di Brignone (era a letto con la febbre) e con Goggia ancora fuori pista, ecco il podio che non ti aspetti. «Sono stata più agitata dopo la gara che prima o durante, troppe volte avevo mancato il podio per poco, stavolta invece è toccato a me, finalmente, ci ho sempre creduto».

Crederci, sempre. Questo il segreto anche per Henrik Kristoffersen, che ha interrotto la serie vincente di Marcel Hirscher, imbattibile da cinque slalom consecutivi. Lo stop, beffa clamorosa, proprio sulle nevi di casa davanti al suo pubblico, in una Kitzbühel sepolta della neve che da giorni non parlava d'altro che della stagione record di Marcel, pronto ad eguagliare, con la vittoria numero 54, il suo mito Hermann Maier. Ma ieri qualcosa è andato storto: Hirscher non ha capito il tracciato tortuoso della prima manche, ha preso un secondo abbondante dal norvegese e nella seconda non è riuscito a recuperarlo. Ha chiuso secondo grazie all'errore di Michael Matt ed incassato la sconfitta signorilmente: «Prima o poi doveva succedere, Henrik non molla mai, sbaglia pochissimo e oggi mi è davanti, bravo».

Sul podio con i due fenomeni sale lo svizzero Daniel Yule, mentre gli italiani ancora una volta sono lontani, Moelgg nono e Gross undicesimo. Sempre lì, ma sempre dietro, senza nemmeno dei parziali incoraggianti. «Manca qualcosa, ma non si molla, siamo noi i primi a capire che dobbiamo allenarci ancora di più e lavorare anche sui materiali, a Schladming speriamo vada meglio» dicono quasi in coro. Già, domani ci sarà un'altra occasione e per l'Italia sarà anche ora di fare un bilancio nella disciplina che finora ha deluso di più, perché a parte Gross e Moelgg gli altri quasi non esistono. Thaler e Razzoli faticano a qualificarsi (e infatti anche ieri nulla da fare), Deville si è infortunato, i giovani azzeccano solo una manche ogni tanto (ieri Sala 22°).

Tutti da rivedere domani sera, nello slalom più bello della stagione, che vivrà sull'ennesima sfida Hirscher-Kristoffersen, che ieri tanto per cambiare ha dato di stomaco in partenza per poi tirare un bel sospiro di sollievo al traguardo: «Essere primo nella prima manche e arrivare in fondo con luce verde è l'emozione più bella che si possa provare. Mi mancava, non ho voglia di aspettare un altro anno per riviverla».

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