La Roma non sa più che Zeman pigliare

Incredibile, il ds Sabatini delegittima il tecnico giallorosso: "Vedremo se cambiarlo". Accuse e contro accuse sulla gestione

La Roma non sa più che Zeman pigliare

Roma - «Stiamo studiando la situazione, contemplando anche l'idea di cambiare l'allenatore». Le parole del ds della Roma Sabatini se non sanciscono un esonero, hanno almeno il sapore di una delegittimazione di Zeman. C'erano pochi dubbi, ma da ieri il rapporto tra il boemo e la Roma è giunto al capolinea. Con due scenari possibili nell'immediato: uno Zeman 2 fino a giugno oppure un divorzio anticipato (dopo la partita di venerdì con il Cagliari) con una soluzione ponte.

Difficile che la situazione precipiti immediatamente. L'ipotesi dell'esonero si scontra di fatto con la necessità di individuare subito il sostituto-traghettatore: un interno come l'ultimo arrivato Zago o Tovalieri, un allenatore a spasso (Malesani e Giampaolo i nomi che circolano anche se non ci sono stati contatti) o ancora un volto noto a Trigoria come l'ex Giannini. Un rovescio clamoroso in casa contro i sardi accelererebbe il cambio in panchina. Sullo sfondo le suggestioni per giugno del tecnico del Milan Allegri o di quello del Napoli Mazzarri, ammesso che i due (e non è scontato) chiudano le loro attuali avventure.

Ieri a Trigoria doveva andare in scena un confronto tra Sabatini e Zeman, ma il boemo è andato via subito dopo l'allenamento. Si vedranno oggi e questo dimostra che la società voglia prendere altro tempo, nonostante il ds abbia già inviato messaggi chiari all'allenatore. «Un bel segmento del lavoro del tecnico è apprezzato - così il ds giallorosso in risposta alle parole del boemo alla vigilia di Bologna-Roma - ma il sabato si deve parlare della partita, non dei regolamenti o delle fughe d'amore del calciatore. E questa è responsabilità del tecnico». Sabatini parla di «rapporti cancerogeni con alcuni giocatori che bisogna recuperare al progetto. Certi modi di porsi sono normali per Zeman, ma non sono avvertiti tali da alcuni. Può bastare poco, anche un modo diverso di relazionarsi». E infine riconoscendo al boemo di «aver dato il calcio euforico richiesto e aver lanciato tanti giovani, ma ora deve coagulare altri valori».

La gestione dello spogliatoio e lo scarico di responsabilità oltre all'eccessiva rigidità e alle polemiche nelle conferenze stampa sono i rimproveri dei dirigenti al tecnico. Il quale avrebbe già contestato al club la mancata difesa mostrata invece per Luis Enrique, il tollerare lo scarso spirito di sacrificio della squadra e il permettere ai calciatori di saltare gli allenamenti al primo dolorino.


C'è ancora uno zoccolo duro zemaniano, ma tra i tifosi il credito goduto dal boemo sta scemando. «Dobbiamo restare uniti», l'appello di Totti dopo Bologna. Chiaro segnale di una spaccatura interna impossibile da sanare.

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