Charles alla sua destra, Carlos a sinistra. I due Carlo, 23 e 26 anni, «la coppia più giovane in Ferrari dal 1968», unico vero sorriso per Mattia Binotto, team principal della Rossa, capo della Gestione sportiva, ingegnere, dirigente, manager, comunicatore e ora personaggio causa le vicissitudini rampanti di questo disgraziato 2020 e grazie alle gag di Binotto-Crozza. «Quando lo vedo rido, mi diverte, capisco, non mi arrabbio» accenna Mattia che, parafrasando altro sport ma su due ruote, appare sempre più un uomo solo al comando. Forse, anche per questo, il tradizionale incontro natalizio di casa Ferrari con i media, declinato anch'esso come tutto ormai nelle nostre vite in qualcosa a distanza, si apre via chat video con Binotto seduto al centro e i due Carlo a farlo sentire meno solo. Non una solitudine da abbandono la sua, bensì da grattacapi, ostacoli, amministratori delegati che vanno e altri che ancora non vengono o sono ad interim e «non so ancora quando sarà nominato il nuovo Ceo». Solitudine da presidenti che ci sono ma potrebbero esserci di più e comunque non ci saranno mai con la stessa invadenza e fuoco dentro dei due che avevano preceduto John Elkann: Sergio Marchionne per un breve periodo, Luca di Montezemolo per un lungo periodo. «Cosa mi aspetto per il 2021?» risponde l'uomo solo, «di non ripetere il 2020, di tornare a concludere i mondiali fra i primi, eccetto stavolta noi sempre secondi o terzi nell'epoca ibrida» rammenta e nel farlo sembra un ricordo bello ma sempre il ricordo di una sconfitta. Così come l'obbiettivo del 2021, «almeno il terzo posto», anch'esso di per sé già una sconfitta.
La Ferrari, la nostra nazionale che candidamente, ma sarebbe meglio dire con mesto coraggio, si spoglia e ammette che ad andar bene concluderà il prossimo campionato in terza piazza, è qualcosa che non si potrebbe e dovrebbe mai sentire e mai vedere. In tempi normali, però. E di normale, oggi, c'è poco o niente. Per via del Covid che in F1 ha significato congelamento tecnico votato a inizio stagione anche da Maranello. «Col nuovo Concorde Agreement» sottolinea Binotto, «è stato ribadito il ruolo della Ferrari in F1, e per via della pandemia sono state prese decisioni come il rinvio delle nuove regole al 2022 e il blocco tecnico delle vetture 2020-2021, decisioni difficilissime per noi perché eravamo già consapevoli dopo i primi test delle nostre prestazioni. Ma le abbiamo prese con spirito di responsabilità e per il bene della F1 e ne siamo orgogliosi... Ora sta anche a voi spiegarlo bene ai tifosi che faticano ad accettarlo...».
Ha ragione. E forse per questo la Ferrari va idealmente abbracciata in un gesto disperato e vietato di questi tempi. Abbracciata per la sfortuna di aver dovuto rivedere il progetto tecnicamente borderline ma vincente del 2019 dopo le proteste altrui e l'intervento Fia, ritrovandosi così un'auto inguidabile e per di più congelata. Abbracciata perché la coppia di piloti è giovane, forte e fa simpatia. Abbracciata perché Binotto non si nasconde e non prova solo a salvare il salvabile ma a impostare la ripresa in chiave 2022. «Stiamo tutti dando il massimo, molti cambiamenti per snellire l'organizzazione sono stati fatti, la mia colpa è di non averlo fatto prima, a gennaio penseremo subito al 2022» dice sapendo che «non sarò qui a tempo indeterminato» ma conscio di avere la fiducia dei vertici. Quanto alla nuova Rossa, che poi è la vecchia solo un poco migliorata, «si chiamerà SF21, a febbraio presenteremo la squadra, ai test di marzo sveleremo la monoposto» prosegue Binotto mentre Leclerc saluta e fa gli auguri e va, mentre Sainz si presenta, dice le solite cose, fa gli auguri e va.
E lui torna solo. Qualcuno potrebbe pensare che s'arrenda quando dice «4, ecco, do 4 a questa stagione della Ferrari». Ma è tutt'altro che una resa. Al suo ex presidente, Montezemolo, che aveva individuato nell'organizzazione orizzontale della Ferrari F1 di oggi le colpe di molti problemi, ribatte «c'ero anche io in quella sua Ferrari, è cambiato tutto, i motori sono power unit, è tutto più complesso, organizzazione orizzontale significa che i settori si sono moltiplicati e serve specializzazione».
Quanto a chi, come noi, fa notare che la McLaren ha salutato il suo Sainz dicendo a Maranello «abbiatene cura», quasi che la Rossa venga oggi percepita come una mangiatrice di piloti (vedi Alonso, vedi Vettel), «è vero il contrario» ribatte, «comunicando presto l'addio abbiamo dato a Vettel il tempo per trovare un volante. Quanto a Leclerc, ha rinnovato fino al 2024, e se l'abbiamo trattato male è solo nel non avergli dato una buona auto... Ma lui... lui occhio all'irruenza».
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