Marquez? Marquez dice di «stare meglio dello scorso anno e anche la Honda è migliore rispetto a quella del 2016». Visto che la passata stagione il campione del mondo non si sentiva un granché e la moto, soprattutto all'inizio, era quello che era, che gli altri dunque si preparino. Ha vinto il titolo conciato com'era, cosa potrebbe fare quest'anno?
E Rossi? Rossi ha un anno in più, trentotto le primavere, e ultimamente ha messo in tasca tutta una serie di record di cui non gliene può importare di meno. Alludono infatti a età e pensionamenti visto che questa sarà la stagione iridata numero 22 (primato in coabitazione con Capirossi) e i Gp fin qui disputati sono 348. Il suo problema sono gli altri. Di più: l'altro. Il nuovo compagno di squadra. Maverick Viñales. È Vale stesso a riassumere alla perfezione che cosa gli toccherà affrontare: «Lui inizia ad accelerare prima di me, inizia a frenare dopo di me e in curva va più veloce di me». Fatte le somme, il Dottore si è liberato di un Lorenzo e si è preso in casa un altro Marquez. Forse peggio.
In Spagna lo si dice da un pezzo, nel motomondiale lo si sostiene da un paio di anni, da quando lo zingaro catalano è piombato nella Motogp: per tutti il ragazzo è un altro Marc. Più cattivo, però. Il perché di simile convinzione poggia sugli anni della fanciullezza, minimoto e dintorni, quando Maverick, benché più giovane di due anni rispetto a Marquez e senza poter contare sull'appoggio diretto di Honda e Repsol, di tanto in tanto menava in pista il futuro fenomeno sorridente.
Viñales, dunque? Viñales per mettere a proprio agio tutti e in particolare l'enorme compagno, dice che hanno ragione ha pensare di lui tante belle cose perché «sì, mi sento forte», perché «con la Yamaha ho trovato l'assetto giusto in tutte le piste» e perché «mi ispiro a Marquez e voglio raggiungere il suo livello».
Vale è avvisato. Marc è avvisato. Tutti sono avvisati e l'italico popolo delle moto non si illuda che la simpatia esistente fra Maverick e Valentino possa calmierare in qualche modo il confronto che da oggi, prime libere in Qatar, andrà in scena nel box Yamaha e in pista fra il vecchio fenomeno e il nuovo giovane aspirante fenomeno. Anche perché è ancora fresco il precedente dell'apparente feeling Marquez-Rossi e finito poi come sappiamo.
E di Lorenzo e della Ducati che si dice? Di Lorenzo e della Rossa si dice che è ufficialmente ripreso il refrain post-stoneriano che ha accomunato tutti i piloti (Rossi compreso). E cioè che la Ducati va capita, compresa, domata. I pissi pissi da box raccontano di un Jorge in stradifficoltà all'esordio in Malesia e meno poi. I fatti parlano di qualche accenno di nervosismo subito rientrato. Di recente ha dichiarato che «non è detto che riesca a vincere il titolo già quest'anno» e però ancora più di recente si è corretto precisando che «anche il Barcellona le aveva prese a Parigi, ma poi ha passato il turno battendo 6-1 il PSG...». Resta il fatto che il cambio regolamentare che ha vietato le alette che tanto stabilizzavano la Rossa e su cui tanto erano all'avanguardia i tecnici di Borgo Panigale ha creato qualche scompenso e apprensione. Il meno scompensato pare essere Andrea Dovizioso, ormai veterano ducatista, che almeno a inizio stagione e già domenica su questa pista da sempre congeniale alla Ducati, sogna la zampata sul compagno 5 volte iridato.
E di Iannone e Belen e la Suzuki? Con la soubrette tutto un gran
bene. Lei l'ha seguito in Qatar e ha twittato «la mia gioia è viaggiare con te». Con la nuova moto va però così così. «Non ho ancora trovato il compromesso giusto» dice Andrea, «sono lontano dai primi...». Incontentabile.
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