"Salto in lungo ma vorrei volare come Gimbo"

Domani via agli Europei di Roma: "Possiamo vincere il medagliere"

"Salto in lungo ma vorrei volare come Gimbo"
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Faccio un salto a casa. Mattia Furlani (foto Grana/Fidal) sarà uno dei primi azzurri in gara agli Europei di atletica al via domani nella sua Roma. Il fenomenale diciannovenne - fresco di record mondiale under 20 nel salto in lungo 8,34 indoor e 8,36 outdoor - è una delle nostre stelle. Il vicecampione del mondo indoor di Glasgow, che nei prossimi giorni dovrà anche sostenere l'esame di maturità, è cresciuto in una famiglia di sportivi e respira l'atletica da quando è nato: la mamma-allenatrice Khaty Seck vanta un passato da velocista tra 100 e 200 metri; il padre Marcello si spinse a 2.27 metri nell'alto ed era uno dei rivali di Marco Tamberi (papà di Gimbo); e poi ci sono i due fratelli saltatori, Erika e Luca. «Se sono atleta lo devo a loro», riconosce Mattia (Fiamme Oro), il piccolo di casa Furlani.

Mattia, giochi in casa.

«Fa strano. All'Olimpico ho fatto tutto: ho visto crescere mia sorella Erika nel silver gala; ho preso parte al Palio dei Comuni con le scuole; ho visto diverse partite di calcio della Roma. Sarà qualcosa di spettacolare e sarà una tappa fondamentale nella mia vita».

Ritroverai in pedana Miltiadis Tentoglou, che ti ha battuto a parità di misura ai Mondiali indoor di Glasgow.

«Sicuramente Roma non sarà la gara di punta, c'è Parigi che ha la precedenza. Ma è un gran test e posso dire la mia. La condizione c'è. Si è vista nelle ultime gare. Tentoglou ha dalla sua una costanza di rendimento e un'esperienza che io al momento non ho. In Scozia non sono stato perfetto nei dettagli».

Tante similitudini con Andrew Howe. La città, la mamma allenatrice, la specialità

«Andrew è stato molto importante come atleta, ma anche come persona. Mi ha insegnato tanto su cosa devo fare e cosa non devo fare».

Hai speso belle parole per il portabandiera Tamberi. Che discorso farà alla squadra?

«Non lo so, è un tipo imprevedibile, ti puoi aspettare di tutto. Lui ne ha sempre una pronta. Sono sicuro che il capitano non vede l'ora e saprà dire la cosa giusta al momento giusto. Anche per lui Roma è una tappa di passaggio verso l'Olimpiade. Lui è una grande ispirazione, lo reputo uno dei più grandi atleti a livello mentale. La testa che ha lui, la tigna, la voglia di vincere non l'avrà mai nessuno».

Quando Tamberi vinceva l'oro a Tokyo, tu cosa facevi?

«Eravamo intrappolati in casa! Fu un'estate particolare, per il Covid».

Nel post-Tokyo l'atletica italiana sta attraversando un momento incredibile.

«Penso che siamo la miglior squadra nella storia dell'atletica italiana. Se diamo il meglio di noi, possiamo addirittura vincere il medagliere (non è mai successo, il miglior piazzamento è il 4° posto di Praga 1978 e Spalato 1990, ndr)».

L'ultima volta che si gareggiò nel lungo a Roma in un grande evento internazionale, ci fu il caso del salto

truccato di Evangelisti.

«Mio papà era presente allo stadio come spettatore quel giorno dei Mondiali nel 1987, mi ha già raccontato di quella gara vinta dal figlio del vento Carl Lewis». Il ragazzo conosce la storia.

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