Sarri contro la Juventus. Oggi, per la prima volta dopo l'esonero dell'estate 2019 arrivato in seguito alla vittoria dello scudetto: pare uno scherzo, non lo è. Lazio-Juve, allora: 21 punti i primi, 18 i secondi. Al momento, in lotta per il quarto posto. Difficile possano ambire ad altro strada facendo, ma chissà mai. Tempo da perdere comunque non ce n'è: «Servono i fatti, non le parole», il commento di Allegri. Obbligato a non commettere più passi falsi e a restituire fiducia a un gruppo che finora ne ha azzeccate poche: «Il calcio è arte proposta dai giocatori. Quello che ci rimane impresso sono le loro giocate, l'allenatore deve dare organizzazione e idee, mettendo i calciatori nelle migliori condizioni per poter giocare. Il calcio è opinabile e ognuno può dire la sua, ma è come un imbuto: si parla tanto, poi la differenza la fa il risultato e il giudizio su ogni partita è determinato da come si arriva al novantesimo». La Juve, fino adesso, ci è arrivata male e nelle ultime sei giornate di campionato ha segnato sempre e solo una rete a partita. Nella massima serie non registra una striscia più lunga senza realizzare almeno due reti in un singolo match dall'ottobre 2008, con Ranieri in panchina: oltre alla solidità difensiva c'è insomma da migliorare anche il feeling con il gol. Aspettando Dybala che, non convocato per problemi a un polpaccio accusati in nazionale, non potrà migliorare oggi il suo score contro la Lazio (11 gol in 19 presenze) - Morata ha intanto segnato in nazionale ritrovando il sorriso, mentre Kean ha recuperato dai suoi guai fisici e si candida almeno per uno spezzone ben sapendo che, oltre alla Juve, anche la Nazionale avrebbe bisogno del suo talento, della sua forza fisica e del suo fiuto per il gol. A proposito di Italia, oggi potrebbe clamorosamente esserci quel Ciro Immobile che ha marcato visita per le sfide con Svizzera e Irlanda del Nord, ma ieri ha svolto le prove tattiche sul campo di Formello. Un infortunato per la Nazionale che tornerebbe immediatamente disponibile per il club, è destinato ad alimentare le polemiche.
«Conta il risultato torna al campo Allegri -. Vengo criticato perché pensano non mi piaccia vedere le belle giocate: io invece le amo, ma si deve vincere. Non c'è solo un modo per farlo, ce ne sono tanti. E serve equilibrio». Anche, se non soprattutto, nei giudizi: «La Nazionale ha fatto un ottimo Europeo, ha vinto ed era fortissima: poi, per un errore che capita, viene massacrata. Il grande lavoro di Mancini resta e andremo ai Mondiali».
Professione complicata, quella dell'allenatore. Come dimostra appunto la storia di Sarri, il quale ieri ha voluto specificare che «non esiste una mia dichiarazione dove avrei detto che la Juve era inallenabile: sono quei virgolettati che ogni tanto i giornalisti mettono, al pari di sembra che. Cosa mi rimane dell'esperienza a Torino? Un campionato vinto: per uno partito dal basso come me significa chiudere un cerchio di venti anni di sacrifici nelle categorie inferiori».
Detto che l'affermazione Juve inallenabile sarebbe in effetti stata fatta da Sarri in privato e non davanti a taccuini e telecamere, Allegri ieri ha spiegato che «tutte le squadre sono allenabili. Comunque la squadra è cambiata rispetto a due anni fa». E, al momento, funziona peggio.
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