Scatto, finte, sorpassi e difesa: Vettel fa il Messi del volante ma il "gioco" Mercedes lo beffa

Il tedesco si inchina a Hamilton dopo una gara strepitosa Decisivi la virtual safety e l'ordine di scuderia per frenare Bottas

Scatto, finte, sorpassi e difesa: Vettel fa il Messi del volante ma il "gioco" Mercedes lo beffa

Dal nostro inviato a Barcellona

Come Messi. Testa alta, finta all'esterno e, opplà, dentro all'interno a 340 all'ora che Lionel mica ci riesce così veloce. Come CR7. Faccia furba, giusta rabbia per aver perso secondi preziosi in pochi giri dietro a Bottas che faceva il mestiere suo di pilota scudiero Mercedes e, opplà, palla sotto le gambe e gol. Ma la prodezza non è bastata a Vettel per vincere la partita. A Montmelò la F1 si riconcilia con lo spettacolo, regala show in pista e fuori e scrive una splendida pagina di lotta e coraggio fra uomini veri su macchine vere. Trionfa Hamilton, secondo sigillo, due a due con Vettel il conto delle vittorie, 104 punti per Seb contro i 98 di Lewis e avanti così tenendo lontano il resto del mondo, vedi Ricciardo, terzo a oltre un minuto con la Red Bull.

Seb Vettel, che se la macchina gli vuole bene non è secondo a nessuno, ha comunque da solo tenuto alto lo spettacolo adrenalinico del Gp di Spagna. Perché ha regalato due sorpassi uno più bello dell'altro e una meravigliosa e disperata difesa: il primo di potenza al via su Hamilton che scattava dalla pole; il secondo, appunto, alla Messi, quando il finnico gli faceva da tappo disposto a tutto com'era pur di aiutare Hamilton a rientrare in partita. D'altra parte il team in Russia aveva regalato a Valtteri il bisteccone della prima vittoria e d'ora in poi al ragazzone toccherà ricambiare. E sarà un caso, ma ieri al via, con Verstappen, aveva preparato anche il sandwich in cui, alla prima staccata, è finito dentro come un prosciuttino il povero Raikkonen.

Ma tant'è, si diceva della meravigliosa difesa di Seb. È arrivata quando il tedesco, al rientro del secondo pit al giro 37, allargando in staccata ha dato una ruotata a Lewis pur di non farlo passare. «Il nostro è stato un duello duro, ma le gare devono essere così, mi piacciono crude e leali», dirà l'inglese. Che meraviglia. Peccato che più tardi, giro 43, Seb sia stato costretto ad arrendersi, «Hamilton mi ha passato come un treno», ammetterà via radio. Non era però un treno. Erano le ali mobili.

Seconda vittoria di fila Mercedes, ma ferraristi comunque soddisfatti. Perché «quando giovedì avevamo visto la loro macchina così piena di novità aerodinamiche, pareva un mostro», ha detto il team principal Arrivabene visibilmente sollevato, «e mi ero domandato: adesso chissà come andranno in pista? Invece abbiamo dimostrato di essere solidi. Solidi di auto e di box». E solido, va detto, è stato anche il motore. Perché Bottas, dopo aver fatto il compitino, è stato costretto a ritirarsi con il propulsore in fumo e, come Vettel, montava la vecchia power unit giunta alla quinta gara al contrario di Lewis che disponeva della nuova e potenziata. Con il senno del poi, ci si potrebbe arrovellare domandandosi se con la stessa strategia della Mercedes, gomme morbide nell'ultima parte, sarebbe cambiato qualcosa. Probabilmente no.

A decidere la gara, oltre a una virtual safety car che non ha aiutato la Rossa, è stato soprattutto lo scudiero venuto dal nord. A Sochi si era pappato un bisteccone con la vittoria, qui ha optato per un sandwich con dentro Kimi. Speriamo che a Monte Carlo non abbia fame.

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