Niente da fare. Quelle provette contenenti le urine di Alex Schwazer non saranno consegnate all'Italia. Lo ha deciso il laboratorio antidoping accreditato Wada di Colonia. Si tratta di due provette che sarebbero servite ai fini di un test sul dna, da parte dei Ris dei Carabinieri di Parma. Le urine sembrano contenere qualche "mistero" e così si allungano inevitabilmente i tempi per arrivare alla verità sull'ex marciatore altoatesino, dopo la squalifica per il controllo antidoping del primo gennaio 2016, che gli costò un pesante stop (otto anni) per recidiva.
La decisione del laboratorio tedesco sembra essere unilaterale, in quanto differisce da quando disposto dalla Corte d’Appello di Colonia lo scorso mese di ottobre. Perché questo rifiuto? Ufficialmente il laboratorio afferma di non avere recepito in modo chiaro la sentenza della Corte. La notizia è stata comunicata oggi dal Tribunale di Bolzano. Per arrivare all’esame del dna l’organo giudicante tedesco aveva concesso sei millimetri di urine del campione B e altri nove del campione A delle urine di Schwazer.
Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, aveva nominato suo perito il colonnello dei Carabinieri Giampietro Lago (responsabile del Ris di Parma) per prendere contatti con il laboratorio di Colonia e prelevare le provette, cosa che ha fatto ai primi di
dicembre. Ora però si segnala una battuta di arresto, che interrompe (non si sa fino a quando) la doverosa ricerca della verità, dopo che sono trascorsi diciassette mesi dal test che inchiodò per la seconda volta Schwazer.
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