"Se non fossi diventato calciatore, oggi sarei un assassino"

Felipe Melo, calciatore brasiliano in forza all'Inter, si confessa in un'intervista su SkySport. Cresciuto nella favelas e arrivato fino alla Scala del calcio

"Se non fossi diventato calciatore, oggi sarei un assassino"

Una vita che molti ragazzini sognano: quella del calciatore ovviamente. A raccontarsi alle telecamere di Sky è Felipe Melo, centrocampista dell'Inter. Ma per lui poteva finire in modo molto diverso.

Una gioventù trascorsa nei quartieri più pericoli del Brasile. Quel talento che cresce e l'occasione di diventare grande col pallone tra i piedi. Arrivano i primi successi, la voglia di riscatto e una carriera tra Sudamerica e Europa. Melo nel suo palmaresi conserva 3 campionati e coppe in Turchia, altri 3 campionati in Brasile e un'altra manciata di coppe nazionali. Insomma un curriculum di tutto rispetto. Ma il presente parla milanese, sponda Inter.

Dalla Turchia a Milano, tutto grazie a mister Roberto Mancini. "Mancini mi ha fatto vincere al Galatasaray, mi ha portato a Milano e ora ho un rapporto incredibile con lui, tanto rispetto e lo ringrazio per avermi voluto all’Inter. Sono venuto qui per vincere e riportare l’Inter in Europa, ma il vero obiettivo è tornare in Champions. Abbiamo già fatto meglio dell’anno scorso ma i conti li faremo alla fine". Nel neroazzuro ha trovato il sentiero per ritornare tra i grnadi dopo le parentesi, sbiadite, viola e bianconere. "Sono arrivato subito in una grande società come la Fiorentina, sono rimasto legato a quella piazza e lo sarò per sempre, un rapporto incredibile, un’esperienza molto importante. Poi mi hanno venduto alla Juve, dove non si è vinto nulla e per quello sono partito per la Turchia".

Ma di tante storie belle, Melo confessa come il calcio li abbia salvato la vita in un certo senso. "Se non fossi diventato un calciatore sarei diventato un assassino perchè vivevo in una delle favelas più pericolose, girava droga e armi, ho lasciato quella vita per andare a lavorare, inseguire un sogno.

Dopo il Flamengo è arrivato il Cruzeiro dove ho vinto il Triplete, che in Brasile è una cosa pazzesca. Avevo solo 17 anni e per me era tutto nuovo, una squadra nuova, una città nuova".

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