Se lo sport gioca con il fuoco: quei mini Gp in F1 e MotoGp

I calciatori protestano, ma nel motorismo doppi rischi senza quasi fiatare. Incongruenze dei tennisti

Se lo sport gioca con il fuoco: quei mini Gp in F1 e MotoGp
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Ormai ogni sport assomiglia ad un pranzo di Natale. Di quelli sai quando ti siedi, ma non quando finalmente arriverà il panettone. Si gioca almeno quanto si mangia a Natale. Sempre troppo. Solo che c'è chi punta i piedi e manda avanti il sindacato per protestare, come fanno i calciatori re dei viziati e chi, invece, magari si lamenta un po' ma poi si mette tuta e casco e scende in pista. In Formula 1 hanno moltiplicato i Gran premi aggiungendoci anche sei gare sprint. In moto Gp hanno addirittura raddoppiato le gare, aggiungendone una mini ad ogni appuntamento. La prima volta che lo hanno fatto si sono rotti in tanti, qualcuno ha compromesso pure la sua stagione e il suo futuro come Bastianini, ma alla fine nessuno ha protestato più di tanto. Eppure loro rischiano la vita.

Si corre troppo anche in Formula 1, domenica comincerà un filotto che porterà il circus dagli Stati Uniti al Brasile, passando per il Messico. Il tutto in tre settimane. Le squadre hanno dovuto inventarsi il turnover per i meccanici, ma i piloti non hanno protestato più di tanto. Eppure anche loro qualche rischio se lo prendono. Non è solo questione di ingaggi, perché non è che nel calcio giochino per divertirsi. È questione di testa probabilmente. I piloti hanno capito che per reggere certi ritmi hanno dovuto cambiare la preparazione. Oggi anche loro sono atleti veri. Non sono più gli anni Settanta quando tra una prova e l'altra li trovavi con la sigaretta in bocca. Oggi si allenano come se dovessero partecipare ad un Ironman. Hanno capito che solo restando lucidi fino alla fine possono garantire sempre il massino delle prestazioni e ridurre il rischio di sbagliare. Il calendario si gonfia come i muscoli di un culturista, loro si adeguano per farsi trovare sempre pronti. In moto hanno addirittura cominciato a dire che le gare Sprint non sono poi così male. Nel calcio hanno aumentato le sostituzioni e introdotto i cooling brake, hanno visto crescere le rose fino ad avere squadre con due giocatori per ogni ruolo, eppure si lamentano. Sarà anche vero che si gioca troppo, ma per mantenere certi livelli di ingaggio non esistono altre strade. Se vogliono giocare meno devono accettare di guadagnare anche meno.

Anche i tennisti hanno alzato un po' la voce. Alcaraz è arrivato a dire: «Così ci uccideranno». Per fortuna poi è sceso in campo sua saggezza Sinner: «Il calendario è piuttosto lungo, ma bisogna scegliere dove giocare. Certo, ci sono tornei obbligatori che non si possono saltare: ma un giocatore può comunque scegliere. Non bisogna giocare per forza: se vuoi giochi, se non vuoi non giochi». Lui lo ha fatto anche l'anno scorso, prendendosi pure dell'anti italiano da chi oggi lo osanna appena vince una partita. Non minaccia scioperi, sceglie. Un po' come ha fatto Alcaraz scegliendo di andare a staccare l'assegno da nababbo che gli ha riservato l'Arabia per il torneo da mille e una notte che inizia oggi.

Ha scelto il denaro, quello di sicuro non rischia di ammazzarlo ma alla fine viene il dubbio che a comandare sia sempre e soltanto quello. I calendari ormai li fanno i soldi. C'è chi lo ha capito e chi pensa di poter incassare di più lavorando meno come quelli che al massimo rischiano un crociato e non la vita.

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