Due settimane nell'occhio del ciclone e poi e finalmente un briciolo di sollievo. Bottas in pole per 42 millesimi su Seb Vettel potrebbe incredibilmente, anche se da qualche Gp adora complicare la vita al connazionale Raikkonen, rivelarsi un alleato della Rossa tanta è la sua voglia di vincere sfruttando l'occasione del compagno ingombrante rimasto più indietro. Compagno Lewis che in due giorni ha pagato parecchi conti con la dea bendata: il cambio sostituito e il meno cinque in griglia di ieri peggiorato da Grosjean fermo in pista nell'ultimo tentativo buono in Q3 che l'ha costretto a restare col terzo tempo e quindi a scattare oggi dalla piazza numero otto.
Due settimane nell'occhio del ciclone per la Ferrari e Vettel, prima la ruotata, poi le polemiche, poi il similprocesso, poi il mea culpa poco sentito ma molto ascoltato del povero ragazzo e poi - decisamente gratuiti - il giallo e i no comment sul capo motorista sostituito da Marchionne. Ma finalmente, ieri, questo raggio di sole che sulla carta, e fatti due conti, potrebbe valere più di una pole. Perché è una grande occasione che il dio dei motori ha loro offerto su un piatto d'argento. «Lewis è 8°? Non ci penso» dice Seb «e in gara può sempre succedere di tutto». Come no. «L'obiettivo è entrare nei primi 5» aggiunge Lewis, che ovviamente pensa a mete più nobili e, unico big, scatta su supersoft. Al momento i punti di vantaggio del ferrarista sono 14. Senza far pasticci, come minimo Seb qualcosa potrebbe aggiungere. Anche perché l'altitudine e i 700 metri di Zeltweg hanno fatto quello che i giudici e controllori della Fia non pare riescano o vogliano fare: ridurre l'uso smodato dei manettini. Questo sempre che il monito di Todt di ieri («Vettel avvisato, conseguenze molto gravi se si ripeterà») non condizionino la gara all'attacco del ferrarista.
Decisamente da ignorare il tentativo di creare polemiche per la stretta di mano negata da Hamilton a Vettel nel momento in cui Valsecchi, padrone di casa delle interviste Fia nel dopo pole, ha proposto a Lewis il gesto. L'inglese l'ha guardato storto ed è andato via. Aveva già, e spontaneamente, stretto forte la manona di Seb poco prima. Farlo di nuovo e su richiesta altrui gli deve aver dato fastidio. Come avrebbe indispettito ognuno di noi.
Quanto al mistero del perché Marchionne abbia sostituito il papà del motore Ferrari, Lorenzo Sassi, resta appunto un mistero. Solo tante voci: su dove andrà il tecnico, su con chi il presidente lo sostituirà o con quanti e quando. Ma questo, se non altro, non incide per ora sulle prestazioni. Solo sugli umori dei tifosi.
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