Roma - In comune con il football c'è una palla ovale. Di diverso c'è la storia, quella scolpita sul marmo di una targa appoggiata sul muro di cinta del college di Rugby, piccola cittadina del Warwickshire. Era il 1823. E poco importa se il mito di William Webb Ellis, padre putativo delle origini di questo sport, sia stato negli anni riveduto e corretto. A restare è il fascino del rugby e delle sue sfide.
Il Sei Nazioni su tutti. Lo chiamano il Championship, attribuendogli lo stesso trattamento del torneo di Wimbledon. Prima partita tra Scozia e Inghilterra il 27 marzo 1871, vinta dagli highlanders. Oggi, nell'era dei pro, il fascino resta lo stesso a dispetto del codice da amateur abbandonato ormai 30 anni fa. Sono cambiate le magliette, di certo più attillate, sono apparsi i colori degli sponsor ed è cambiato il gioco facendo diventare il rugby una macchina da soldi in grado di macinare oltre 500 milioni euro nelle sole sette settimane del torneo.
Anche per questo motivo tutte le volte che arriva la minaccia di cacciarci fuori, il ripensamento è immediato. Dopo Galles-Scozia e Francia-Irlanda, oggi tocca all'Italia, in campo all'Olimpico di Roma, contro i campioni in carica dell'Inghilterra. È una sfida da brividi, la più complicata insieme a quella di Dublino in programma sabato prossimo. L'ultima volta ce ne hanno dette di tutti i colori a Twickenham per avergli confuso le idee sul fondamentale della «ruck». Stavolta gli inglesi hanno preparato la partita pensando alle contromosse azzurre. Tutto programmato, tutto scritto nel playbook di una nazionale che lascia poco all'improvvisazione. L'Italia è diversa, vive da underdog, punta sull'entusiasmo e sul talento cristallino di capitan Parisse. O'Shea non può fare a meno della sua esperienza e richiama anche Alessandro Zanni dirottando le sue 100 presenze in seconda linea. Il resto è tutta linea verde con mezza squadra con meno di 10 caps all'attivo. Tra gli innesti in una formazione che schiera 7 Zebre e 6 atleti del Benetton, da segnalare il rientro di Tommy Allan in regia con Carlo Canna costretto alla panchina da una scelta condizionata da ragioni tattiche. O'Shea sa che, contro gli inglesi, inventare troppo può essere pericoloso: «Ho chiesto ai ragazzi di concentrarsi soprattutto sulla prestazione. ha detto Il risultato è una mia responsabilità. Magari stasera avremo poco da festeggiare. Ma never say never, lo scorso anno a 12 minuti dalla fine, l'Inghilterra era avanti solo 17-15 e nel rugby tutto può succedere».
Senza attaccarci alla cabala, i bianchi della Rosa sono gli unici del lotto a conservare intatta la casella delle sconfitte.
In 18 edizioni gli azzurri hanno fatturato 12 vittorie e un pareggio, meglio di quanto fecero i francesi quando furono invitati a corte nel 1910. Magari non ci saranno gli spot a sette zeri che regala il Superbowl, ma l'entusiasmo è garantito. Birra inclusa per un Olimpico quasi sold out.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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