Sotto la pioggia di Budapest, battendo 4-1 il Ferencvaros, la Juventus ottiene la sua centesima vittoria in Champions League e mette in cassaforte la qualificazione agli ottavi di finale: non che ci fossero tanti dubbi in proposito vista la (relativa) forza di Dinamo Kiev e degli stessi ungheresi, però non rischiare di scivolare sulla classica buccia di banana è comunque un buon segnale. Cento vittorie in Champions e cento presenze in bianconero per Alvaro Morata, andato a segno con un tocco ravvicinato dopo nemmeno dieci minuti sul solito assist di Cuadrado e capace poi di raddoppiare nella ripresa con un meraviglioso destro di prima intenzione: anche ieri lo spagnolo si è dimostrato pronto a colpire e sveglio sotto porta, segnando per la quinta e sesta volta in stagione (in sette presenze) giustificando così le parole al miele che ancora una volta il ds bianconero Paratici gli aveva riservato prima del fischio di inizio.
Match controllato dall'inizio alla fine, in pratica. Pirlo sceglieva di rinunciare a Kulusevski e di affiancare Rabiot ad Arthur in mezzo al campo, recuperando Chiellini in difesa e chiedendo a Ramsey di cucire il gioco tra centrocampo e attacco, un po' come aveva fatto McKennie domenica contro lo Spezia. Ronaldo, lui, era ovviamente libero di andare un po' dove gli pareva, giocando quasi vicino a Morata per lasciare spazio alle iniziative di Chiesa sulla sinistra. Il gol arrivava quasi subito, dopo nemmeno una decina di minuti: imbucata di Bonucci per Cuadrado, fuga e cross del colombiano, tocco facile facile di Morata e partita in discesa pure perché i limiti dei padroni di casa apparivano subito evidenti. Tradotto: attacco troppo leggero, 4-3-3 poco più che scolastico e centrali difensivi in affanno. La buona volontà di Nguen non poteva bastare, così che la Signora ancora una volta di arancione vestita: le leggi del marketing evidentemente pretendono questo e altro sfiorava il raddoppio prima con Chiesa e poi con Ronaldo, cui Morata regalava un pallone che in altri momenti avrebbe calciato personalmente a botta quasi sicura. A dirla tutta, dopo i fuochi d'artificio di Cesena, CR7 giocava una prima parte di gara sotto tono, lento di riflessi e senza troppo brio, vanamente a caccia del gol al suo esordio stagionale nella manifestazione già vinta cinque volte.
Con Bentancur e McKennie in campo nella ripresa (problemi intestinali per Arthur, muscolari per il gallese), il copione on cambiava comunque. Ronaldo dava dimostrazione di egoismo non servendo Morata e calciando a lato da posizione defilata, quindi arrivava la seconda perla dell'ex Atletico Madrid: velo di McKennie, sberla all'incrocio dei pali e tre punti in saccoccia.
Entrava anche Dybala, il quale poco dopo segnava il gol più facile del mondo dopo una papera fantozziana proposta dalla coppia Blazic-Dibusz: nulla da fare invece per Ronaldo, rimasto in campo fino alla fine e costretto ad assistere a un altro sgorbio del portiere ungherese (da cui l'autogol di Dvali) senza poter gioire personalmente. Lo faceva invece, nel finale, Boli.
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