Signora a nervi tesi con l'incubo Inter

Scintille tra Buffon, Benatia e sudamericani. Allegri: "A San Siro sarà un'altra squadra"

Signora a nervi tesi con l'incubo Inter

Lo spettro del fallimento agita la Signora. In tempi non sospetti, a novembre, Beppe Marotta l'aveva preconizzato: «Senza scudetto sarebbe un fallimento». E ora i campioni d'Italia sono a un passo. Il fantasma che mette la paura addosso alla Juventus ha le sembianze dell'uomo nero: Diabatè era stato esorcizzato in qualche modo, Simy e Koulibaly invece hanno fatto perdere cinque punti in due partite alla squadra di Max Allegri.

E la testata del difensore del Napoli ha letteralmente spaccato la capolista, l'ha mandata in tilt. Gigi Buffon, dopo essere rimasto in campo a fare i complimenti a Insigne e soci, è rientrato in spogliatoio ed ha alzato la voce. A muso duro si sarebbe confrontato con i compagni. Gli avrebbe risposto per le rime Benatia, forse perché si è sentito chiamato in causa più di tutti per l'erroraccio sul gol. Il caso vuole che i protagonisti siano i due che più di tutti si sono trascinati il post Real Madrid contro l'arbitro Oliver accusato di stupro (dal difensore) e di insensibilità (dal portiere). E anche i sudamericani avrebbero detto la loro. Uno scontro che può fare bene a una squadra mai così brutta: una scossa per provare a salvare uno scudetto che sembra aver preso la via di Napoli. C'è comunque un problema di spogliatoio se a precisa domanda se ci sia qualcuno che pensa a mondiale o mercato, Allegri non è andato tanto per il sottile: «E' una bella bastonata che ci farà rientrare in carreggiata». Serve farlo in fretta, perché i bonus sono finiti. Anche per l'allenatore stesso che ha alzato la voce per difendere la squadra insistendo sul fatto che solo la Juventus da diverse stagioni lotta sempre su tre fronti «facciamo 57 partite, gli altri escono a dicembre». Sembra più che altro la presa d'atto dell'allenatore che a questo punto si affida ai giocatori più che a se stesso per non buttare via tutto. Si fa leva sull'orgoglio di un gruppo che probabilmente dopo la beffa del Bernabeu ha avuto il contraccolpo psicologico, ha faticato a ricalibrare le motivazioni sul campionato. A differenza degli altri anni, stavolta era l'Europa ad aiutare a fare bene in campionato. Una stanchezza mentale più che fisica.

Dybala è l'emblema di questa involuzione. La sua sostituzione alla fine del primo tempo contro il Napoli, ha di fatto ufficializzato il caso. Rinunciare al numero dieci per esigenze tattiche nella partita scudetto fa riflettere. Delle due l'una: sbagliato metterlo titolare perché non al meglio o altra bocciatura per un giocatore che nei grandi match incide raramente. Ma non c'è tempo di pensare al futuro, a un gruppo da rifondare. Il presente si chiama Inter, San Siro, sabato sera. Senza Chiellini che rischia di aver chiuso la stagione per la lesione al bicipite femorale. Ma Allegri ha assicurato che la sua Juve «si farà trovare pronta».

Ieri è stato realistico: «Servirà qualcosa di straordinario». E la Juve ha dimostrato di saperlo fare, anche quando è in ginocchio e davanti avrà il nemico per antonomasia che non vede l'ora di eseguire la sentenza scudetto di Koulibaly: l'uomo nero che ha spaccato la Signora.

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