Undici minuti di ansia, ma nella vita bisogna avere un piano B. Jannik Sinner l'aveva capito a Wimbledon, quando dopo non aver dormito la notte si era presentato contro Medvedev svuotato e senza alternative: ha lottato ma perso, seppur al quinto set. Ieri mattina a Melbourne altra storia («di notte avevo dormito senza problemi, se non avessi messo la sveglia sarei andato avanti»), ma poi stesso scenario: un malessere al risveglio, niente riscaldamento, altra routine. E poi quel volto pallido, le mani tremanti, il medical timeout tra il secondo e il terzo set contro Rune: undici minuti, appunto, in spogliatoio con il medico. Al rientro, dopo un po', è tornato il colore, «e l'esperienza di Londra mi ha aiutato a prepararmi quando le cose non vanno come si vorrebbe. Cambiare le abitudini non mi fa stare tranquillo, ma poi ho pensato ai sacrifici che ho fatto per arrivare fino a lì e mi sono concentrato sulla partita. È esperienza, appunto, che nei tornei dello Slam conta». È finita dunque bene, lo sappiamo ormai tutti: Jannik dopo aver battuto Rune in quattro set, attende ora l'idolo di casa De Minaur che finora ha sconfitto 9 volte su 9. E siccome il Dio del tennis in questo periodo ha i capelli rossi, mentre stava riprendendo le forze un suo servizio ha rotto la base della rete, provocando altri 20 minuti di stop che sono stati rigeneranti: «Mi hanno aiutato molto, sono stato fortunato». Ma cosa è successo? «Non voglio dire nulla di più, solo che non è stato un problema fisico. Vertigini, forse per il caldo. Ho due giorni per riprendermi».
Così, mentre dall'altra parte del tabellone stamattina (la nostra) Alcaraz e Djokovic si giocheranno un posto in semifinale con vista su Zverev, Jannik addirittura rischia, detto positivamente, un derby. L'impresa del torneo, infatti, è di Lorenzo Sonego, che all'alba dei 29 anni ha sconfitto il secondo baby boy del tennis di fila dopo Fonseca, ovvero l'americano Tien, e adesso se la vedrà con l'altra giovane speranza americana Ben Shelton.
E allora, resta solo da capire se Sinner scaccerà il malocchio in tempo per domani: «C'è ancora qualcosina, ma sto lottando per essere pronto - ha sospirato uscendo dal Melbourne Park -. Ho preso spunti dal passato e dal presente, anche Rune faceva fatica: ci sono giorni in cui ho giocato bene a tennis ma il fisico faceva fatica a seguirmi, ce ne sono altre in cui il fisico è perfetto e il tennis non c'è. Succede, la perfezione non esiste. È proprio nelle difficoltà che devi riuscire a fare la differenza con l'avversario. Quindi da questo punto di vista sono contento e super positivo, mi sono gestito, ho lavorato bene». Sarà quindi anche felice che la Federazione Internazionale lo abbia nominato giocatore dell'anno 2024, così come Sara Errani e Jasmine Paolini nel doppio.
Il tennis dunque è sempre azzurro, forse anche sul fronte doping: la Wada non ha fatto ricorso nel caso che ha visto coinvolta Iga Swaitek, punita con un mese di qualifica per contaminazione involontaria. Fatto simile ma non uguale a quello di Sinner (l'assunzione della melatonina avariata è stata volontaria), ma di scuola. E sulla non negligenza dell'italiano arriva la testimonianza di Chris Eubanks, che si è presentato a una delle sessioni informative dell'ITIA (l'ente che ha assolto il campione italiano) per spiegare il caso Clostebol: «Giusto informarsi prima di parlare.
Ho letto la sentenza: quante falsità sono state dette su Jannik. È assolutamente innocente». Peccato che il numero 103 del mondo sia stato l'unico tennista a presenziare, e questo spiega perché le chiacchiere degli altri - d'ora in poi - staranno a zero.
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