Il sogno in bicicletta di Sara spezzato sulle strade di Moser

La diciannovenne trentina dopo la maturità si era presa un anno sabbatico per diventare professionista

Il sogno in bicicletta di Sara spezzato sulle strade di Moser
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Sognava di diventare la regina del ciclismo italiano e per questo aveva chiesto a mamma Marianna e papà Lorenzo un anno sabbatico per provare a diventare una campionessa. Sara Piffer, trentina di Palù di Giovo, dove è nata e cresciuta la più grande dinastia del ciclismo - quella dei Moser - dopo aver conseguito la maturità scientifica aveva deciso di fare un all-in su due ruote. Ieri il suo sogno è svanito in un attimo: attorno a mezzogiorno, con il sole che illuminava la valle dei Colleri, una macchina ha invaso la corsia per superare un altro veicolo ed è andata a travolgere la povera Sara.

Ancora una tragedia sulle strade, ancora una notizia luttuosa che arriva dal Trentino. Lungo una via secondaria che collega Mezzocorona a Mezzolombardo, la diciannovenne speranza del ciclismo italiano è stata travolta e uccisa da un'auto mentre si trovava lungo via Cesare Battisti, una strada interna che collega le due cittadine. Con lei su un'altra bici da corsa il fratello Christian (dilettante nella Campana Imballaggi, ndr) che ha riportato ferite non gravi.

Avrebbe compiuto 20 anni a ottobre Sara Piffer, trentina di Paiù di Giovo, conosciuta anche da Francesco Moser. «Aveva iniziato a gareggiare per il Velo Sport Mezzocorona, la squadra con la quale cominciai anch'io racconta il campione azzurro -. Conosco benissimo quelle strade, non potete immaginare quante volte le ho percorse. La cosa che più mi rammarica è che troppi incidenti stanno accadendo sulle nostre strade, questo non è più tollerabile: va fatto assolutamente qualcosa».

Il 10 maggio dello scorso anno perse la vista Matteo Lorenzi, 17 anni, travolto da un furgone.

Quella tragedia aveva profondamente colpito Sara, che il 13 andò alla ricerca del suo primo successo tra le élite sulle strade marchigiane di Corridonia. «Voleva vincere per Matteo e ci riuscì ci racconta Renato Pirrone, team manager della Mendelspeck -. Era una ragazza solare e gioiosa, positiva e determinata. Se sarebbe diventata una campionessa? Per me lo era già».

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