No. Ci sono gare e occasioni e situazioni che non si possono sbagliare. No. Ci sono Gran premi, luoghi, posti dove non si deve fallire. No. Ci sono sogni, speranze, promesse, obiettivi che non si devono fallire. Ai campioni non accade. Agli ottimi piloti succede. Sebastiano Vettel si è definitivamente rivelato. Purtroppo per la Ferrari, purtroppo per i tifosi di rosso vestiti, purtroppo per quest'Italia che ha sempre bisogno di fare sponda sullo sport per sentirsi apprezzata e apprezzarsi, e purtroppo per l'ex presidente ed ex amministratore delegato Sergio Marchionne. Così improvvisamente e crudelmente ex da restare ancora nei pensieri di tutti il Presidente e l'Ammministratore di questa Ferrari battuta in Germania.
No. Ci sono Gran premi che non si possono perdere. Sono quelli in cui si parte dalla pole, quelli in cui si va comodamente in testa, quelli in cui il rivale diretto parte quattordicesimo, quelli dove il team impartisce ordini di scuderia e il compagno lascia passare. Gran premi che non si possono perdere quando, soprattutto, l'uomo che ti ha voluto in Ferrari sta lottando tra la vita e la morte in una stanza d'ospedale e mesi fa, dopo la doppietta Mercedes subita a Monza, aveva chiesto «di togliere il sorriso dalla faccia di questi tedeschi». Occasione dunque da non fallire con squadra e tifosi che sognavano di restituire lo schiaffo in terra tedesca. Sebastiano Vettel, purtroppo, è riuscito a rovinare tutto e la sua faccia da pugile suonato va a braccetto con le parole. Ripete «ho sbagliato io, non è l'errore più grande che ho commesso ma è quello con le conseguenze più pesanti» e ancora «è un errore piccolo ma enorme, sono arrivato tardi in frenata e non sono riuscito a tenere la macchina, avevo la corsa in tasca, la stavo gestendo ma la pioggia ha cambiato tutto».
Fa quasi tenerezza Sebastiano, perché sembra quello che è: un giovane uomo che cerca di convincere se stesso perché la verità del risultato stavolta fa troppo male. Hamilton primo e graziato (solo una reprimenda) per aver tagliato la linea bianca della pitlane quando con pioggia e safety car aveva deciso all'ultimo di restare fuori; Bottas secondo; Raikkonen terzo; e lui, Seb, niente. Da primo in classifica con 8 punti di vantaggio a secondo distante 17, con la Ferrari che da leader nel costruttori con 20 punti sulla Mercedes torna a inseguire lontana di 8. Un disastro.
Per cui no, non esistono piccoli errori, non sono concessi. Domenica il calendario offre a Seb l'occasione di dimenticare alla svelta quanto accaduto a casa sua, in quella Hockenheim stregata, mentre la pioggia a sprazzi si spostava da una curva all'altra e fra i piloti c'era chi azzardava gomme da caterpillar e chi, la maggioranza, fra questi proprio Sebastiano, restava con le slick, chi soft, chi ultra come Lewis «per avere più aderenza su pista umida...» dirà il suo team. Domenica arriva Budapest, dove l'anno scorso Vettel vinse grazie, va detto e sottolineato, all'aiuto grande di Kimi Raikkonen.
Aiuto che anche ieri il finlandese ha offerto alla propria maniera. Mentre via radio s'inventavano supercazzole per dirgli di rallentare e far passare il compagno, lui ha detto: «Ascoltate, ditemelo chiaramente, volete che lo faccia passare?». Meraviglioso Kimi. Disastroso Seb.
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