Spalletti & Gravina, nessuno vuol lasciare. E gli elvetici c'irridono

«Noi una Ferrari, voi una Panda». Il ct: «Cattivo gusto... Mi è mancato il tempo con i giocatori»

Spalletti & Gravina, nessuno vuol lasciare. E gli elvetici c'irridono
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Berlino - Una resa senza attenuanti. Sognavamo la svolta, Luciano Spalletti la auspicava. «E la responsabilità è mia perché le scelte le ho fatte io, ai ragazzi che ringrazio non si può imputare nulla. Per me non cambia niente, non ho problemi a parlare». Il Ct non cerca alibi anche se dice che «a differenza dei miei predecessori non ho avuto 20 partite e il tempo di trovare giocatori che non abbiamo».

Nonostante l'ammissione di colpa per un Europeo deludente Spalletti, almeno a caldo, non molla. «Io gioco ancora, ma sono pronto a parlare con tutti», così il Ct che sente ancora la passione per poter continuare il lavoro intrapreso. Ma da oggi sarà già tempo di processi: il presidente Gravina - costretto 10 mesi fa a cambiare guida tecnica della Nazionale - ha sempre difeso il Ct parlando di progetto fino al Mondiale 2026 e di pazienza da avere nella costruzione del gruppo. Ma uscire in questo modo da campioni d'Europa in carica non ha giustificazioni e in Federcalcio non nascondono una certa irritazione. E allo stesso Gravina ora il mondo del calcio potrebbe chiedere conto di questa figuraccia. Lui però dovrebbe tenere duro: nessun esonero anche perché, a pochi mesi dalle elezioni, mostrerebbe un segnale di «debolezza».

Oggi sia Gravina che Spalletti parleranno a Iserlohn, il quartier generale azzurro in Germania, per fare un punto della situazione. I due si sono confrontati continuamente durante l'Europeo, in particolare dopo lo sfogo di Spalletti post Croazia, e lo hanno fatto anche ieri al rientro nell'hotel dove la truppa azzurra ha alloggiato per l'ultima notte prima del rompete le righe. Difficile pensare a ribaltoni, si penserà come rifondare il progetto. «Che brutta partita, ma l'esonero di Spalletti è inopportuno», così il vicepremier e ministro dei Trasporti Salvini. «Sono talmente deluso che non me la prendo con nessuno, nemmeno con Spalletti che di colpe ne ha tante. Nessuno si salva», le parole del presidente del Senato La Russa.

«Abbiamo pagato soprattutto ritmo e freschezza atletica, se non abbiamo un ritmo alto non possiamo mostrare le nostre qualità. Non siamo arrivati a quest'Europeo con una condizione eccezionale, penso che in questo momento non siamo in grado di fare più di questo - ha sottolineato Spalletti -. Da quest'esperienza, avendo fatto diverse prove, ho imparato che qualcosa debbo cambiare. Le risposte sul campo sono state parzialmente soddisfacenti. L'altra volta mi ero imputato di aver scelto male, con la Svizzera ho cambiato sei calciatori e li ho fatti recuperare, ma il ritmo è stato lo stesso. I giovani? Se ci sono e hanno le potenzialità per mettere seduti gli altri, sarò il primo a metterli. In futuro ci vuole gente che abbia più gamba, poi però dico che non ho avuto calciatori infortunati sui quali contavo».

Uno dei demeriti del Ct è sicuramente quello di aver dato ai suoi giocatori costante insicurezza sulle scelte.

E alla fine si è risentito quando un giornalista elvetico di nome Rieder gli ha fatto notare ironicamente che «la Svizzera è stata una Ferrari e l'Italia una Panda»: «Bisogna accettare tutto, anche cattiverie come questa, le dò ragione e dico che la Svizzera ha vinto meritatamente, cercheremo di fare meglio la prossima volta...».

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