Un punto, solo uno di distanza, e ancora 18 giornate. Da dopodomani riparte la volata scudetto tra Napoli e Juventus e da qui al 20 maggio ci sarà solo un'altra sosta, quella del 25 marzo. Si deciderà tutto in un girone di ritorno fittissimo e reso ancora più frenetico dalle coppe, soprattutto per i bianconeri che sono ancora in lizza su tre fronti. Per capire chi potrebbe avere più energie da spendere può essere interessante indagare nel curriculum degli allenatori e scoprire il rendimento delle loro squadre nei due segmenti della stagione.
La storia di Maurizio Sarri, ad esempio, racconta di un tecnico che mediamente è molto costante. Il suo miglior exploit nel girone di ritorno risale alla sua prima stagione sulla panchina di una squadra professionistica, la Sangiovannese con cui nel 2003-04 raccolse 27 punti fino al giro di boa e poi gli altri 35 che valsero la promozione in C1. Numeri invertiti l'anno seguente (28+22 punti per un 8° posto finale), dopodiché una serie di campionati - ovviamente quelli iniziati e finiti senza esoneri o subentri - con poca differenza tra i due gironi. Si laureò campione d'inverno anche nel 2015-16 ma con 7 punti in meno (41 contro 48), e in quel caso la costanza non fu sufficiente: il ritorno finì 52-41 per la Juve di Allegri che a fine anno trasformò il -2 dell'andata in un trionfale +9.
Quella rimane, a tutt'oggi, la più bella rimonta della carriera di Max, che comunque non era nuovo a imprese simili. Con il Cagliari nel 2008-09 fu capace di arrivare 9° dopo aver perso tutte e cinque le prime partite, mentre nel 2012-13 fu capace di risollevare il Milan dal 7° posto con 30 punti a metà stagione fino al 3° con 72 vincendo al fotofinish la volata per i preliminari di Champions con la Fiorentina. E se invece nelle altre due stagioni bianconere (2014-15 e 2016-17) ha decelerato nel finale, lo si deve evidentemente al fatto che in entrambi i casi la Juve è arrivata fino in fondo alla Champions e ha potuto gestirsi in campionato. Insomma, ai napoletani potrà non piacere l'idea, ma è evidente che tifare per la Signora in Europa aumenterebbe le loro chances di scudetto.
Non c'è solo la lotta per il tricolore ad animare quello che finora è il torneo più incerto d'Europa. Ci sono altre tre squadre che lottano per i posti fino al quarto, ossia quelli che garantiscono una valanga di milioni, e in questo caso se ci si vuole basare sui precedenti c'è un favorito d'obbligo che si chiama Luciano Spalletti. Considerando solo le stagioni italiane (visto che nella parentesi allo Zenit dal 2009 al 2014 il calendario non era paragonabile al nostro) l'attuale allenatore dell'Inter è l'unico dei primi 5 in classifica ad aver fatto, nel corso della sua ventennale carriera, più punti nei gironi di ritorno che in quelli d'andata: 294 contro 287, col freschissimo fiore all'occhiello dei 46 conquistati l'anno scorso con la Roma.
Più che con Simone Inzaghi - che ha alle spalle una sola stagione intera da allenatore professionista, in cui ha rallentato facendone prima 37 e poi 33 - il confronto ha senso col suo successore in giallorosso e prossimo avversario Eusebio Di Francesco.
Che invece è uno che tende a partire forte per poi calare alla distanza: non è stato così l'anno scorso (18+28 punti) perché il Sassuolo all'inizio aveva l'handicap dell'Europa League, ma l'eccezione conferma una regola che vuole il pescarese in flessione più o meno leggera con ricorrenti black-out nel mese di marzo. Naturalmente sono solo numeri e indicano tendenze, non destini inesorabili: il campo, non di rado, se ne frega delle statistiche.
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