Un guizzo felino, da vero centravanti, nonostante in questa stagione giochi in maniera un po' diversa rispetto al passato. Nella notte in cui Victor Osimhen torna titolare dopo un mese e mezzo e quell'infortunio con il Liverpool che lo aveva tenuto ai box, il nigeriano sforna la prodezza che spacca l'equilibrio quasi ossessivo della sfida dell'Olimpico. E così Spalletti sfata finalmente la tradizione che lo voleva mai vincente contro Mourinho. Un tempo nemico, ma con il quale oggi si coccola a distanza e, a favore di microfoni e telecamere, mostra grande feeling.
Per una volta, non c'è il Napoli tutto poesia e bellezza ammirato in questo inizio di stagione. Merito, almeno per un tempo, di una Roma capace di anestetizzare l'avversario bravo però a colpire nella seconda parte di gara. Osimhen fa prima le prove del gol, con un tiro in diagonale completamente fuori misura, poi vince di forza il duello con Smalling e batte Rui Patricio con il suo quinto gol stagionale, bellissimo per esecuzione e precisione. «Mourinho è uno di quelli tremendissimi da affrontare», aveva avvertito il tecnico toscano alla vigilia di una gara che per lui non poteva essere uguale ad altre, visti i suoi trascorsi prima positivi poi burrascosi alla guida dei giallorossi. All'Olimpico basta una rete del suo centravanti titolare (un'arma in più per proseguire la corsa a un traguardo sognato da anni ma che nessuno chiaramente ancora nomina) per siglare l'undicesima vittoria di fila tra campionato e Champions (eguagliato Ottavio Bianchi del 1986) e restare padrone del torneo. Seminata l'Atalanta, tenuta a distanza anche la Roma, ora è il Milan (distante comunque tre punti) l'avversaria più pericolosa.
Roma e Napoli sono due squadre molto diverse che vivono in mondi paralleli: la truppa spallettiana sembra aver imboccato la strada giusta con elementi quasi sconosciuti al nostro calcio e che hanno invece stupito per bravira e qualità; quella di Mourinho - più prosa e sostanza che spettacolo - mostra ancora le sue difficoltà ad andare a segno. Evidente il momento no di Abraham (nuovamente sostituito da Belotti dopo poco più di un'ora anonima) e con uno Zaniolo che si accende solo a tratti, vista anche la buona guardia dell'ex compagno in giallorosso Juan Jesus, Meret fa quasi da spettatore. Il Napoli sviluppa il gioco palla a terra, si vede negare dal Var (giustamente) un rigore erroneamente fischiato da Irrati per presunto fallo di Rui Patricio (miracoloso in occasione di un successivo tiro di Lozano) su Ndombele e nel secondo tempo prova a premere sull'acceleratore creando qualche grattacapo alla pure attenta difesa di casa, i giallorossi attendono gli avversari e quando possono provano a ripartire in contropiede.
Ma il calo della Roma è vistoso nella parte conclusiva della gara, quando servirebbe uno sforzo maggiore per non soccombere a un avversario che progressivamente prende campo.
Fino al gol di Osimhen su bell'assist di Politano, il centravanti che oggi servirebbe come il pane a Mourinho. Che continua a pagare l'assenza pesantissima di Dybala. Nervosismo e parapiglia finale con un rosso per Karsdorp che si scontra con l'arbitro.
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