Una speranza accontentata, una promessa mantenuta e una carta mondiale già bruciata nel superg, chiuso nono a 102. Dominik Paris fa i conti alla vigilia della sua seconda chance iridata: in carnet ha un 18simo tempo nelle prime prove ed un 15simo ieri, dopo la prova interrotta per nebbia e poi ripresa, quando lui però era già sceso. Paris non ha brillato, chiudendo a 259 da Vincent Kriechmayr che, insieme all'altro austriaco Matthias Mayer e di nuovo al neo iridato di superg Erik Guay, ha, invece, domato a dovere la Corviglia. Per ritrovare il feeling con la velocità il campione azzurro è scappato all'aeroporto: nessuna fuga, ma un incontro. Ad attenderlo, insieme ai compagni, Hirscher ed altri big per una sfida in auto con lo sponsor. «Andrò piano li e forte in gara, prometto». Speriamo. Intanto, scorrendo le classifiche di gara è stato, comunque, Domme (con Fill quinto e nono nelle due prove) il migliore jet azzurro, ma qui si deve esserlo da cima a fondo e c'è posto in gloria solo per i primi tre. Paris però ricaccia le ossessioni da capotto e zero tituli e mette subito in chiaro le cose: «Tenevo molto a poter effettuare tre prove complete per capire il tracciato perché gli unici ricordi di questa pista sono di una bella toma che mi ha azzoppato a fine stagione scorsa». La pista oggi concederà il tris e aprirà le sue onde e i battenti fino alla penultima porta con una terza prova stabilita ieri sera in extremis -, poi i ragazzi dovranno deviare per non interferire con la gara femminile. Per il resto i giochi sono fatti. Domani sarà solo e soltanto gara (dirette tv alle 11.45). Paris, classe 1989, non è tipo da andare a caccia di scuse: con una carriera così argento iridato nella discesa di Schladming 2013, 11 podi e 7 vittorie su alcune delle piste da leggenda non sarebbero nemmeno richieste.
Anzi, quella pista che per ora non lo fa sorridere, lui la difende: «Per essere bella, lei lo è anche» dice. Ma fra i due la passione sembra non scattare: «I primi giorni speravo la pulissero bene da certi grumi e lo hanno fatto, sono stati molto bravi, poi in superg ho preso tutti i rischi che era necessario prendere, ma non è bastato». Anzi proprio un salto lo ha tradito: «Sono finito fuori linea e per recuperare ho sterzato». Lezione imparata anche se poi, in assetto da discesa le cose cambiano. «Non va molto, vediamo: io tento sempre. In prova ho tirato, sbagliando in alto. Ci vuole, la giornata giusta, i materiali sono a posto». Per andare veloce, bisogna intanto vederci bene: sembra banale, ma a St. Moritz non lo è mai e quelle onde vanno davvero surfate facendo su e giù con le gambe come molle: «Si, il meteo rende tutto un po' un terno al lotto, ma è così per tutti: sulla carta potrebbe essere un tracciato adatto a me con ondulazioni e piani dove di solito riesco bene. A Livigno, nella rifinitura pre gara ho lavorato molto e anche sulla fiducia».
Sembra strano che anche ai big possa mancare, specialmente in una stagione dove hai già collezionato due podi in superg e una vittoria in discesa, ma non una qualunque, bensì la vittoria sulla Streif, terzo sigillo complessivo in carriera nella leggenda di Kitz. «In realtà a certi livelli è più una questione di testa: serve restare allenati con la mente, non fare giri o pesi in più. Soprattutto in una stagione senza ritmo come questa, dove la cancellazione di molte gare ci porta ad un paradosso: metà della coppette di specialità ce la giocheremo dopo i Mondiali». Paris si promuove: «Mi do un bene + con alti e bassi. In superg ero partito meglio che in discesa. In discesa rivincere Kitz mi ha dato molta fiducia ma già la domenica dopo a Garmisch è stata una guerra».
E allora ripartiamo da qui, da una stagione aperta e da una gara mondiale da raddrizzare. Se con questa pista non è amore e nemmeno amicizia, speriamo almeno in un'avventura: lui sorride. In fondo bastano pochi minuti, il tempo di una discesa.
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