Dopo DDR, la Souloukou. Cadono altre teste alla Roma

La manager si è dimessa per le minacce. Ma qualcosa non torna. A rischio anche il Ds. Sorride soltanto Juric

Dopo DDR, la Souloukou. Cadono altre teste alla Roma
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La prima vittoria stagionale, anche convincente per gioco e risultato, conclude la settimana più folle della Roma nell'era Friedkin ma certo non cancella le nubi che si sono addensate sul club giallorosso. Lo dimostrano i fischi e la contestazione ai calciatori a fine gara dalla Curva Sud nonostante il successo.

Dall'esonero di De Rossi alle dimissioni del Ceo Souloukou, il dirigente di fiducia dei proprietari americani almeno fino a ieri. L'ennesimo fulmine a ciel sereno: i colpi di scena in pochi giorni sono stati tanti (ora sarebbe a rischio anche il ds Ghisolfi che a fine gara ha salutato con soddisfazione Juric), i tifosi sono sul piede di guerra e la situazione rischia di lasciare ferite profonde. E sicuramente un fardello ancora più pesante per Ivan Juric, che ha dovuto raccogliere la pesante eredità di De Rossi e che in un pomeriggio di contestazioni è riuscito a bagnare il suo debutto sulla panchina giallorossa con una vittoria.

Atmosfera surreale all'Olimpico che dopo tanti mesi non registra il sold out: la notizia dell'addio di Lina Souloukou, ritenuta pure dai tifosi tra le principali responsabili del cataclisma, è l'argomento sulla bocca di tutti. Lo stadio non regala il solito calore per tutto il riscaldamento, la Curva Sud rimane fuori per i primi 30' (c'è solo uno striscione che recita «non rispettate i nostri valori e le nostre bandiere, da oggi torniamo alle vecchie maniere»), tutti i giocatori - tranne Dybala e il giovane Pisilli - vengono fischiati alla lettura delle formazioni e all'ingresso in campo. Il più bersagliato è capitan Pellegrini, consolato da Juric ma visibilmente contrariato per l'atteggiamento dei supporter giallorossi nei suoi confronti. Uscirà a metà ripresa per un trauma contusivo al ginocchio, sostituito da Baldanzi che - altra beffa per il capitano - segnerà il gol del 3-0, il primo in maglia giallorossa. Non mancano cori e striscioni per Daniele De Rossi - che avrà sicuramente seguito la sfida in tv -, la bandiera ammainata di colpo dal club dopo la fiducia rinnovata in estate con un contratto triennale.

E prima del match c'è anche l'attacco a distanza al club di un ex, Edoardo Bove, ora alla Fiorentina. «Le società guardano ai loro interessi senza scrupoli», le parole velenose del centrocampista. In questo scenario la Roma gioca una partita intraprendente e annulla l'Udinese, la squadra rivelazione del campionato che all'Olimpico fa due tiri in porta.

I calciatori seguono alla lettera i dettami di un agitatissimo Juric in panchina: profondità e verticalità nelle giocate, maggiore ricerca dell'uno-due invece che il possesso palla. Il risultato sono il gol di Dovbyk, il rigore procurato e trasformato da Dybala e il tris di Baldanzi. Un bel biglietto da visita per Juric, nelle precedenti 4 gare la Roma aveva segnato solo due reti.

«Risposta bellissima dei ragazzi che sono sinceramente rammaricati per l'esonero di De Rossi. Le dimissioni della Souloulou? Dispiaciuto soprattutto umanamente, situazione non bella quando ci sono di mezzo i figli», così il tecnico croato.

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