A casa Milan ci sarebbe materia per suonare la grancassa. La mattinata, penultimo giorno della stagione tricolore '21-'22, è cominciata infatti con l'annuncio del nuovo, ricco contratto (in vigore da gennaio 2023), con lo sponsor tecnico Puma, del valore di 30 milioni all'anno, raddoppiato rispetto al precedente (14 milioni l'ultimo) e secondo soltanto a quello della Juve. E invece poi si è consumato il solito ping pong tra club e cronisti fatto di domande rimaste inevase e di silenzi fastidiosi riferiti alla scadenza ormai arrivata del 30 giugno, ultima data utile del contratto precedente di Paolo Maldini e del ds Richy Massara. Nemmeno il ritorno a casa Milan di Ivan Gazidis, rientrato dai controlli medici effettuati a New York dove sicuramente ha avuto incontri e colloqui con Gerry Cardinale, ha prodotto l'accelerazione che tutti davano per scontata e che adesso diventa un punto interrogativo. Anzi, a dire il vero, Gazidis ha commentato via nota ufficiale il successo del nuovo contratto (l'impianto del Vismara sarà intitolato allo sponsor) senza dedicare una sola parola all'altro tema del giorno. Proprio l'ad sud-africano, raccontano, è apparso molto infastidito dalla narrazione che lo vorrebbe in singolar tenzone con Paolo Maldini per via della firma che ritarda. Chi lo conosce da sempre, specie a Londra, lo considera uomo della mediazione e non da barricate. Da qui discende il quesito fondamentale di tutta la vicenda che non trova ancora una risposta univoca e autorevole: quale richiesta presentata da Paolo Maldini sta provocando questo ritardo imbarazzante per i protagonisti stessi, per il club e per il mercato stesso?
Da quello che trapela da alcune fonti il nodo sarebbe costituito dall'attuale schema operativo dell'area tecnica rossonera: per ciascuna operazione di mercato deve chiedere e ottenere autorizzazione a una sorta di comitato ristretto. Maldini vorrebbe invece avere mano libera e rispondere a fine mercato del budget concordato per evitare, ad esempio, il caso Messias arrivato all'ultima ora senza passare dal club. L'esperienza passata di Elliott - ai tempi di Leonardo - non si rivelò felice (le operazioni di Paquetà e Piatek rovinose sul piano tecnico e finanziario, ndr), di qui la scelta di istituire il controllo.
«Non mi aspettavo questo stallo» è stato il commento di Fabio Capello, uno che ha seguito e segnalato con particolare enfasi il lavoro fatto da tutto il Milan nelle ultime due stagioni. Questo braccio di ferro non può durare in eterno, prima o poi bisognerà sciogliere il nodo segnalando che sul tema della governance societaria Cardinale è sulla stessa linea di Elliott.
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