Inter, occasione persa tra missili ed errori

Svarione nerazzurro e Napoli avanti, Calha riapre e poi spreca. Simeone, match point buttato. Conte primo e furioso

Inter, occasione persa tra missili ed errori
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Le prime della classe aspettano il resto della scolaresca. Inter e Napoli non si fanno male, si prendono un punto a testa e in vetta alla sosta si forma un'ammucchiata. Sei squadre racchiuse in due punti: guida Conte. Che torna a San Siro dopo dieci anni da avversario e si porta a casa quanto voluto: un pareggio. Notte con gli attacchi spenti: la Lu-La eclissata, mentre l'ex Lukaku non la becca mai. Inzaghi non fa il sorpasso dopo che Calhanoglu aveva scacciato la paura rispondendo al gol di McTominay, ma il turco non emette la solita sentenza dal dischetto nella ripresa. L'Inter dopo Milan e Juve non vince un altro scontro diretto in casa, a parte la controfigura dell'Atalanta maltrattata ad agosto. Il Napoli dal doppio viaggio a San Siro e dalla casa della Juve torna con cinque punti. Non male.

Alla sfida che doveva essere della svolta, Inzaghi di fronte al predecessore interista si presenta con i titolarissimi dello scudetto dopo il turnover di coppa. Conte torna a San Siro da avversario dopo lo scudetto vinto insieme a Lukaku, che si prende fischi e insulti in ordine sparso. La fuga di Conte invece è ignorata, anche perché Inzaghi ha smentito come Allegri (presente ieri in tribuna) le verità del tecnico salentino. Dopo di lui c'è vita, eccome. Le due squadre che hanno dominato gli ultimi due tornei si giocano la vetta. Parte forte l'Inter ma rimbalza sulla difesa di contenimento del Napoli piazzato con un 4-5-1. Ma appena la squadra di Conte mette la testa fuori dal guscio, passa in vantaggio: da calcio d'angolo Rrahmani anticipa il Thuram dormiente e da due passi McTominay infila. Difesa dell'Inter ancora sorpresa. Inzaghi si sbraccia, la squadra va in cortocircuito: addirittura Calhanoglu lancia Lukaku che sbatte per l'ennesima volta su Acerbi, che gli riserva la sua cura «speciale» quella che ha spento due volte Haaland, per intenderci. Il difensore sale in cattedra con un salvataggio su Kvara e poi sfiorando il gol. Poi il turco ex Milan spiega tutta la sua importanza quando San Siro inizia a preoccuparsi: raccoglie palla sui venticinque metri e scaglia una sassata che Meret guarda. Calha fa la differenza mentre il dirimpettaio Gilmour si nasconde e qui pesa l'assenza di Lobotka, non a caso chiamato in causa dopo un'ora.

Anche perché l'Inter dopo l'intervallo riparte rabbiosa, Dimarco scheggia il palo. Si scaldano le panchine, giallo per Inzaghi. Nessuno fa la mossa per vincere. E allora arriva l'episodio. Dumfries guadagna su Anguissa uno di quei rigori moderni che fa infuriare Conte: «Ci sono episodi che poi fanno venire dei retropensieri. Non mi sento più tranquillo. Il Var è un bellissimo strumento se usato in maniera onesta». Tutto questo nonostante Calhanoglu si fermi sul palo al ventesimo rigore dopo diciannove segnati in nerazzurro. A quel punto Conte rinuncia a Lukaku dentro Simeone.

L'Inter ai punti meriterebbe la vittoria, Inzaghi sceglie Taremi per l'involuto Thuram, poi toglie anche lo spento Lautaro. Ma l'ultima palla è per Simeone che spara in curva. Alla terza sosta c'è un appiattimento dei valori: campionato senza padroni. Vecchi o nuovi, cercansi.

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