La «non negligenza» non è un caso costruito solo per assolvere Jannik Sinner. Adesso c'è la prova, data dalla stessa agenzia antidoping del tennis che aveva scagionato il numero uno del mondo nel caso Clostebol. E questa volta a finire sotto accusa è stata la (ex) numero uno femminile Iga Swiatek, a cui l'ITIA ha comminato un mese di squalifica per contaminazione alla trimetazidina, altra sostanza vietata. E se l'esito è stato leggermente diverso, il metodo è stato (giustamente) lo stesso: a sentenza decisa in appello, con la sanzione praticamente già consumata. La Swiatek infatti, dopo essere stata trovata positiva il 12 agosto, ha scontato una sospensione dal 22 settembre al 4 ottobre. Mancavano 8 giorni, che finiranno il 4 dicembre, ma nessuno fin qui sapeva nulla.
Dunque il caso Sinner non è diverso dagli altri: il diritto alla difesa viene garantito senza dare in pasto ai social la positività fino a che non sia davvero accertata. La differenza, in questo caso, l'ha fatto il metodo di assunzione: la trimetazidina è un componente della melatonina, assunta dalla polacca nel suo Paese per assorbire il jet lag. La sua colpa, minima secondo la sentenza, è stata quella di non aver avuto conoscenza che, essendo un farmaco liberamente disponibile, può succedere che abbia componenti diversi da nazione a nazione. Ma siccome, comunque, l'atleta non poteva sapere che quel lotto di melatonina potesse essere contaminato da quel tipo di sostanza, ecco appunto la «non negligenza». E quindi la pena minima. La differenza nelle sentenza rispetto a Sinner è in una parola: nessuna colpa o negligenza significativa per Iga; nessuna colpa o negligenza per Jannik. Inoltre la polacca ha assunto direttamente la sostanza, mentre l'azzurro indirettamente.
Basterà questo per arginare la richiesta della Wada al Tas di Losanna di rivedere il caso Sinner, con il pericolo di una squalifica da 12 a 24 mesi? Impossibile dirlo con certezza, ma di sicuro gli avvocati del campione - che a giorni depositeranno la memoria difensiva - hanno ora un'arma in più per respingere un assalto della Wada che sembra più punitivo che di vera giustizia. E di certo, il caso Swiatek, certifica comunque quanto sia complicato essere un atleta di alto livello oggi.
Intanto, mentre Sinner si riposa in vista dei primi allenamenti per la prossima stagione, il suo effetto continua. È di ieri la notizia che il Ministero delle Imprese del Made in Italy guidato da Alfonso Urso ha aggiornato l'elenco degli eventi sportivi che devono essere trasmessi obbligatoriamente in chiaro, ed il tennis ora fa la parte del leone.
E quindi, se presenti giocatori o il team italiano, finale e semifinali di Coppa Davis, Bilie Jean King Cup e United Cup, nonché finali e semifinali dei tornei dello Slam, Atp e Wta Finals, Atp e Wta 1000 e 500 (Internazionali d'Italia compresi), saranno visibili a tutti. L'ultima parola spetta adesso alla Commissione Europea, ma ridurre questa lista sarebbe sì una vera negligenza.
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