Il tabù della Croazia: da 82 anni gli azzurri non sanno batterla

Per noi, nelle ultime otto sfide, cinque pareggi e tre sconfitte

Il tabù della Croazia: da 82 anni gli azzurri non sanno batterla
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Un tabù lungo 82 anni. Ma forse davanti a questa Croazia di fine ciclo, maltrattata più di noi (almeno nel punteggio) dalla Spagna e fermata sul pari dall'Albania, è arrivato il momento di rialzare la testa e ritrovare quella vittoria che ci manca addirittura dal 1942. Certo, è vero che per cinquant'anni la Croazia come entità statale non è nemmeno esistita, ma da quando ha ritrovato l'indipendenza non siamo mai riusciti a batterla. E si parla di 8 sfide nelle ultime 30 stagioni con 5 pareggi e 3 sconfitte, di cui due brucianti, anche se ininfluenti, nelle qualificazioni a Euro '96 e nella prima fase del Mondiale 2002. Insomma, nessun ct dell'era moderna, da Sacchi a Trapattoni, da Prandelli a Conte, da Zoff a Donadoni (battuto in amichevole al suo esordio), ha saputo piegare la nazionale a scacchi e per ritrovare l'unico successo bisogna risalire addirittura a Vittorio Pozzo.

Situazione curiosa quanto drammatica, quella della prima sfida: si gioca in piena guerra, il 5 aprile del '42, anno in cui per trovare qualcuno disposto a delle amichevoli, dobbiamo rivolgerci alla Spagna franchista e appunto alla Croazia, neonato stato fantoccio sotto il regime filo-nazista degli ustascia di Ante Pavelic. I croati arrivano a Genova con una nazionale formata da soli giocatori del Gradjanski (vecchio nome della Dinamo Zagabria), al mattino vanno a rendere onore al sacrario dei caduti fascisti e poi si immolano all'Italia di Pozzo che li travolge con 4 gol segnati in 13 miunuti, dal 10' al 23' della ripresa, e firmati da Gabetto, Biavati, Ferraris II e Grezar su rigore. Senza l'infortunato Piola, Pozzo dà fiducia al giovane Gabetto, che troverà per la prima volta in Nazionale altri tre debuttanti che poi lo raggiungeranno nel Grande Torino: il triestino Grezar e le mezzali del Venezia Loik e Mazzola.

Passano più di quarant'anni e ci ritroviamo di fronte una Croazia di ben altra pasta, quella che umilia l'Italia di Sacchi nelle qualificazioni europee a Palermo. Il ct rimescola le carte, si affida anche lui a debuttanti (o semi) come Negro, Panucci, Rambaudi e Di Matteo, ma finisce preso a schiaffi da Davor Suker, che ci stende con una doppietta, e viene sommerso di fischi dai siciliani.

Ma non finisce qui, perché i croati ce li ritroviamo nel girone ai Mondiali del 2002 e anche Trapattoni, dopo l'esordio vittorioso con l'Ecuador, vede messa in discussione la qualificazione da una beffa croata (2-1) firmata da Olic e Rapaic che ribaltano il gol di Vieri in 3 minuti.

Dieci anni dopo è invece Prandelli a rischiare l'eliminazione a Euro 2012, con il pareggio imposto da Mandzukic, dopo il vantaggio firmato da Pirlo. Ma il pari è indolore perché gli azzurri passano comunque il turno. E forse, anche domani, un pari a Spalletti potrebbe persino bastare.

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