Terremoto Juventus. La procura alla carica per arrestare Agnelli

Il Gip rigetta la richiesta dei domiciliari, ma c'è l'appello dei pm. Nel mirino anche l'ex dg Paratici

Terremoto Juventus. La procura alla carica per arrestare Agnelli

Termina col botto l'indagine della Procura di Torino sui bilanci fasulli della Juventus. A forza di scavare sui trucchi con cui per due anni i vertici del club bianconero hanno abbellito i conti aziendali, nascondendo sotto il tappeto debiti per centinaia di milioni di euro gonfiando i valori di acquisti e cessioni dei giocatori, i pm del capoluogo piemontese hanno raggiunto la convinzione di trovarsi di fronte non a episodi isolati ma ad un sistema strutturato, destinato a protrarsi nel tempo e a produrre nuovi reati, ripercuotendosi sui bilanci successivi. Per questo pochi mesi fa hanno chiesto di arrestare tre alti dirigenti del club: secondo quanto si apprende, si tratta del presidente Andrea Agnelli, l'ex direttore generale Fabio Paratici e l'avvocato Cesare Gabasio. All'inizio della settimana scorsa il giudice preliminare ha respinto la richiesta, non perché non ci fossero indizi di colpevolezza ma perché il clamore suscitato dagli avvisi di garanzia e delle perquisizioni del novembre scorso era stato tale da rendere improbabile che gli indagati potessero colpire ancora. Il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i suoi pm non si sono arresi, e hanno presentato ricorso al tribunale del Riesame per ottenere gli arresti. Ma intanto hanno deciso di tirare le fila dell'intera inchiesta. Ieri a tutti gli indagati, a partire dai top manager della società, viene notificato l'avviso di chiusura delle indagini che prelude alla richiesta di processo. Nei tre bilanci annuali sotto accusa (2018, 2019, 2020) la Procura ha individuato 216 milioni di perdite non dichiarate.

È la prima volta, nella lunga storia della dinastia Agnelli, che un suo esponente viene colpito da una richiesta così pesante da parte della magistratura. Si tratta di una mossa che la Procura torinese ritiene inevitabile davanti tanto alla gravità di quanto emerso quanto alla costanza con cui durante gli ultimi anni da parte del club sono state diramate notizie false sullo stato di salute aziendale, rese ancora più inaccettabili trattandosi di una società per azioni quotata in Borsa: per cui all'accusa di falso in bilancio a Agnelli & C si aggiunge anche il reato di aggiotaggio informativo. In sostanza, bugie raccontate per tenere alto il valore delle azioni bianconere.

Non è, però, solo una storia arida di bilanci truccati. L'inchiesta della Guardia di finanza si è mossa anche nelle dinamiche a loro modo affascinanti che hanno regolato i rapporti pubblici e privati tra la Juventus e i suoi giocatori nei mesi difficili della pandemia. In sostanza, la Juve raccontava ai media che i suoi giocatori avevano accettato di rinunciare a quattro mensilità di stipendio, come forma di responsabilità in una fase in cui le entrate del club erano drasticamente crollate: i pm hanno scoperto che non era vero, il massimo sforzo dei calciatori era stato in realtà rinunciare a uno stipendio; gli altri tre stipendi erano semplicemente stati oggetto di un accordo di posticipo. Situazione analoga per la cosiddetta «manovra stipendi» del marzo e giugno dell'anno scorso, quando erano stati annunciati e persino depositati in Lega una serie di accordi individuali di riduzione degli ingaggi: con l'impegno della Juve a reintegrare lo stipendio a condizione che il giocatore restasse nel club anche nelle stagioni successive.

Da una perquisizione è saltato fuori un documento che secondo la Procura dimostra che in realtà l'integrazione veniva garantita anche a chi poi cambiava casacca. Inevitabile chiedersi se la clausola sia stata applicata anche a Cristiano Ronaldo, il fuoriclasse che ha lasciato la Juve alla fine del campionato 2021. Proprio uno dei bilanci sotto tiro.

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