Quando il presidente De Laurentiis, a fine maggio 2022, annunciò che avrebbe voluto vincere lo scudetto, in pochi forse credevano davvero all'ambito traguardo. Ma è in quel momento che inizia l'anno solare che porterà al trionfo, dopo un'estate trascorsa a vedere pezzi pregiati che lasciavano il Vesuvio e altri meno conosciuti che arrivavano con la fame di dimostrare le loro qualità.
Trentatré anni dopo la seconda, la terza cometa tricolore si è così fermata nel cielo di Napoli. Questa volta, però, senza esplodere, perché non è arrivata all'improvviso come arriva un giorno l'amore per la squadra secondo un piacevole ritornello dei tifosi azzurri. Lo scudetto è stato annunciato, dopo tanto scetticismo iniziale, da filotti di vittorie e record.
Un percorso pazzesco in Italia e in Europa come mai era accaduto nella storia del club. Il tutto raccontato nel libro «Un anno di Napoli, il miracolo del terzo scudetto» (collana Grande Sport di Diarkos, 160 pagine di cui 32 a colori, 15 euro), scritto da Angelo Rossi, professionista dal 1988 e collaboratore de Il Giornale, che ripercorre le tappe dell'anno del Napoli e dei suoi nuovi eroi. E di Napoli, una città, una maglia, l'eterno binomio rinnovato dal mantra di Masaniello Luciano Spalletti: «Si fa tutto per lei. Sembra che Gesù abbia creato questa città apposta per il calcio».
Rossi, che lavora da tempo nel mondo della comunicazione tra giornali e uffici stampa, collabora con emittenti televisive, è autore di programmi sportivi e di alcuni cortometraggi sul Napoli, aveva già avuto il privilegio di vivere Maradona e gli anni dei suoi trionfi in azzurro. «Se non giochi nel Napoli e non conosci la pazzia della sua gente per la squadra, non puoi sapere cos'è il calcio», diceva il grande Diego. Esprimendo il sentimento unico, viscerale, una passione bruciante che lega i (pochi) trionfi di ieri allo scudetto di oggi.
Il viaggio di Rossi parte dall'intuizione geniale di Giorgio Ascarelli, colui che a metà degli anni Venti del secolo scorso, capì tutto: Napoli
deve avere una sola squadra. Un popolo, una squadra. Semplice. Perché è proprio la gente partenopea ad aver creduto, cullato, sospinto la maglia azzurra nel sogno tricolore dopo 33 anni di attesa. Sempre sotto l'ala di Dios.
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