Da Tokyo a Parigi stavolta il primo agosto è sbagliato

Dalla doppietta Tamberi-Jacobs di tre anni fa al quarto posto di Stano, al ritiro della Palmisano

Da Tokyo a Parigi stavolta il primo agosto è sbagliato
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Antonella Palmisano si sbagliava. Non era un buon augurio, ma un avvertimento. Quei petali del fiore di feltro che mamma le stava confezionando per il fiore portafortuna non si erano chiusi da soli in segno di buon auspicio ma per avvisarla: stai attenta.

Antonella ritirata, chilometro tredici, come non le accadeva da cinque anni, come successo solo altre due volte nella sua lunga carriera. Antonella ritirata che piange mentre vede le rivali sul podio, la cinese Jiayu Yang impettita, orgogliosa, felice con l'oro al collo (1h 25'54). Accanto, la spagnola Maria Perez e l'australiana Jemima Montag. Massimo Stano, invece, non si sbagliava. Ha portato a termine la gara migliore che un infortunato di fine inverno con soli 55 giorni di allenamento su anche, piedi e gambe potesse disputare. Sempre nel gruppetto di testa, sempre a illudersi e illuderci, e poi quel cedimento improvviso perché caviglie e piedi da amici erano diventati quasi amici e poi, d'un tratto, nemici. Vittoria all'ecuadoriano Brian Daniel Pintado in 1 ora 18'55, argento al brasiliano Caio Bonfim in 1 ora 19'09 e bronzo per lo spagnolo Alvaro Martin in 1 ora 19'11. E quell'undici a dice tutto e più di tutto: tra Massimo e il bronzo un solo secondo.

Uno come un secondo, uno come primo agosto, il pronti-via-male dell'atletica azzurra tre anni dopo quell'uno agosto 2021 in cui, a distanza di una decina di minuti, non era stato un pronti e via ma un decollo verticale verso pianeti fin lì sconosciuti alla nostra atletica o che si perdevano nello spazio profondo del passato. Marcell Jacobs campione olimpico dei 100 metri e Gimbo Tamberi del salto in alto. No. Stavolta il primo di agosto ha raccontato storie diverse e tutte in grado di lasciare l'amaro in bocca. Il presidente Stefano Mei, per la prima volta da quando è in carica alle prese con una vera delusione, ha cercato di esorcizzare il dispiacere misto sorpresa dicendo che «vabbé, abbiamo perso delle medaglie e vorrà dire che andremo a prenderci l'oro nella marcia a squadre». La verità è che, per dirla con la boxe, visto che per le note vicende del pugilato femminile qui a Parigi va tremendamente di moda, i nostri marciatori escono, oltre che da campioni olimpici in carica, anche visibilmente suonati dal doppio ring in strada di ieri.

Anche perché alla vigilia Massimo Stano aveva dato l'esatta misura di sé e della propria condizione e quel secondo, come il centesimo della tenera Benedetta Pilato nei 100 rana, l'ha separato da una medaglia. Per cui è giusto che dica «è un quarto posto che mi lascia l'amaro in bocca, ma allo stesso tempo mi rende orgoglioso e felice di quanto fatto visto che arrivavo non nelle migliori condizioni. Chi invece alla vigilia si era davvero esposta è stata Antonella. «In questa stagione», aveva detto giusto martedì, l'avvicinamento è stato perfetto, è andato tutto secondo previsioni, non potevo chiedere di più, nessun intoppo». Fino a ieri.

Per cui è normale che ora la nostra atletica s'interroghi. Questa sera scenderà in pedana Leonardo Fabbri, il nostro gigante del peso che in questa stagione ha sempre vinto; di più, poche settimane fa ha battuto «il Michael Jordan della nostra disciplina» ha detto parlando di Ryan Crouser, qui rivale numero uno per tutti. E domani è già tempo di batterie dei 100 metri.

Sperando che l'uno agosto 2024 resti un infelice pronti-partenza-male circoscritto alla marcia ma che la nostra atletica possa appropriarsi del 3 e del 4 agosto. Giorni di finali. Martello e cento metri. Fabbri e Jacobs. Senza pensare a petali di feltro che si chiudono troppo presto.

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