Deluso. Nel cuore. Due centesimi distante dal proprio personale sui 200 ottenuto proprio qui, a Roma, due anni fa. Deluso, nel cuore, soprattutto perché molto più lontano dal crono che sognava e sperava, «magari abbasso di un decimo..» aveva scherzato alla vigilia. Deluso Filippo Tortu, nel cuore, «perchè c'era il presidente della Repubblica, perché questo pubblico è meraviglioso», perché 20''36 non gli va, perché sa di aver sprecato l'occasione grande di farsi risucchiare dal 200 più veloce di sempre in Italia: l'americano Michael Norman che vince in 19''70, miglior prestazione mondiale stagionale, davanti al favorito, il connazionale Noah Lyles di due centesimi. Terzo l'ecuadoregno Alex Quinonez (20''17), quarto Ramil Guliyev (20''35), e poi lui, Filippo. Dice: «Non sono soddisfatto di quanto fatto, avrei voluto correre una gara migliore, devo capire dove e come ho sbagliato (si è imballato alla fine), so di valere di più, forse ho pensato troppo, però non si può sempre fare record e personali». Ci ripensa: «Comunque ho corso con atleti di livello mondiale, però mi basta per sentirmi abbastanza soddisfatto, essere arrivato vicino a Guliyev...».
Poco prima l'abbraccio con Gimbo Tamberi, quarto con 2m28 nella gara dell'alto vinta da Bohdan Bondarenko in 2.31, Gimbo non felice ma non deluso, Gimbo che ha consolato Filippo un attimo prima di tornare in pedana per l'ultimo tentativo fallito a 2m31. Amicizia, atletica, vicinanza, cose rare. Gimbo che invece è meno deluso, «non posso dire che sia andata male, poche volte ho iniziato la stagione con 2m28... Mi dispiace no aver potuto regalare certi salti, ma va bene così e che emozioni vedere 42mila persone ad incitarci».
Tornando all'evento clou, che i 200 della quarta tappa della Diamond league 2019 fossero molte gare in una lo si era capito da tempo, dal momento in cui era stato ufficializzato il nome dei partecipanti. Se da una parte il Golden Gala rappresentava infatti la sfida di Filippo Tortu contro se stesso, contro il 20''34 del suo ultimo 200 e soprattutto contro il totem Pietro Mennea che dà il nome alla serata romana, dall'altra, quelle che per lui erano tre splendide lepri di cui approfittare per andare a caccia di certezze e della risposta definitiva alla domanda che lo accompagna dagli esordi («meglio i cento o i duecento?»), quelle lepri erano e sono in lotta fra loro da tempo. Quest'anno, il turco campione del mondo ed europeo in carica Ramil Guliyev e lo statunitense Norman avevano infatti già sfondato il muro del 20''. A Guliyev, secondo tempo all time in Europa proprio dietro a Mennea grazie al 19''76 ottenuto nella finale vinta un anno fa agli europei di Berlino, era riuscito nella tappa d'apertura della Diamond league 2019, a Doha, sede fra pochi mesi dei mondiali, 19''99 il crono; Norman aveva invece violato i 20'' ad Osaka, 19''84, per lui terza prestazione consecutiva sotto i 19''90. E con ieri sera ecco la quarta di fila. A suo modo ha disatteso certe promesse Lyles, l'altro americano, personale di 19''65 e fresco dei 100 vinti a Shanghai in 9''86 (personal best) capace, la passata stagione, di andare quattro volte sotto i 19''70.
Alla vigilia della serata romana aveva avvisato tutti «qui voglio stupire il mondo». Di più. Ai fan che sui social avevano predetto un altro 19''70, aveva ribattuto sornione «faster... andrò più veloce». Norman si è accontentato. E ha vinto.
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