Dopo Totti, De Rossi La Roma ammaina un'altra sua bandiera

La società non rinnova il contratto al capitano «Scelta loro, io volevo rimanere. Gioco ancora»

Dopo Totti, De Rossi La Roma ammaina un'altra sua bandiera

Roma Un fulmine a ciel sereno. Era prevista pioggia ieri a Roma e invece ha grandinato. Questo benché a inizio mattinata sembrava splendere il sole. Daniele De Rossi lascia la Roma, lascia la capitale e lo fa senza sbattere la porta (ama troppo squadra e città per far clamore), ma lanciando qualche frecciata. Perché quando, in mattinata, la società aveva annunciato la conferenza stampa del capitano, anticipandone l'addio, si pensava che la decisione fosse stata presa di comune accordo. Una piccola consolazione, vista la crudezza della notizia, ma almeno un appiglio emotivo per i tifosi.

La sensazione veniva prima confermata dalla decisione di far assistere alla conferenza stampa l'intera squadra, che per l'occasione ha indossato la maglia di De Rossi con dietro il simbolo dell'infinito (come a indicare un amore eterno), poi clamorosamente smentita dalle parole del diretto interessato: «Guardando al futuro mi immaginavo zoppo e incerottato, con la società che mi chiedeva di continuare a giocare ha spiegato De Rossi ma non è andata così». No, perché è stata la Roma a decidere di interrompere il rapporto, di non rinnovare il contratto (in scadenza a giugno). Un po' come fatto con Totti: «La società mi ha comunicato ieri la propria scelta, ma ho quasi 36 anni e non sono scemo ha continuato De Rossi L'avevo capito: se nessuno ti chiama per un anno per ipotizzare il rinnovo, la direzione che si è presa è quella dell'addio». Una pugnalata per i tifosi, che dopo il ritiro di Totti, imposto dalla società, subiscono l'addio di un altro romano e romanista. «Possiamo discutere 10 ore sul fatto che secondo me sarei potuto essere importante, anche facendo solo 5-10-20 presenze. Penso di essere importante nello spogliatoio. La decisione però la deve prendere la società. Il mio rammarico non è quello, ma il fatto che ci siamo parlati poco quest'anno. La modalità mi è dispiaciuta. Le distanze a volte creano incomprensioni. Da tifoso spero che la società migliori in questo. Un altro dispiacere è che negli anni ho avuto più volte la sensazione che la squadra arrivasse a un passo dal livello di quelli che vincevano, ma poi faceva un passo indietro».

La società gli ha offerto di restare come dirigente, ma De Rossi è ancora giocatore e non è sceso a compromessi. Ancor più perché il ruolo non lo intriga: «La sensazione, anche guardando chi mi ha preceduto, è che si possa incidere poco, questo benché l'ambiente lo conosciamo bene. Faccio fare il lavoro sporco a Totti». Il futuro, quindi, resta aperto, al punto che De Rossi non esclude nemmeno di poter continuare a giocare in Italia. L'ipotesi americana appare però la più probabile, ma ai tifosi vederlo con un'altra maglia farà comunque male. Non un caso se sui social si sono sprecate le accuse alla società. «Non mi abbonerò mai più», la frase più gettonata. Fatto sta che De Rossi giocherà la sua ultima partita con la Roma il 26 maggio, a 6 anni esatti dal derby di Coppa Italia perso in finale con la Lazio. Altra coincidenza che agita la piazza.

D'altronde a Roma ieri era prevista pioggia e invece ha grandinato. Questo benché a inizio mattinata sembrava potesse perfino splendere il sole. Sembrava infatti che l'addio fosse concordato. La realtà ha poi spiazzato tutti.

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