Tre vittorie delle italiane tutto previsto. Inter, Milan e Napoli hanno fatto il loro dovere. Una sconfitta soltanto, per nulla prevista, la Juventus subisce una débaclè vergognosa contro un avversario non certamente irresistibile. Ha poco da scherzare Arrivabene Maurizio con battute da tifoso e non da dirigente di un club quotato in Borsa che ammette di non avere i soldi, ha poco da dire e spiegare Allegri Massimiliano un allenatore con un passato ma senza un presente e senza un futuro, ha poco da aggiungere il presidente Agnelli Andrea che non fiata se non agli azionisti e non ha rapporto alcuno con la tifoseria la quale ha disertato lo stadio e nemmeno in champions league, per la partita d'apertura già decisiva, non ha riempito lo stadio. La situazione non è critica, è terribile, la Juventus non ha più un'anima, non ha gioco, ha ribadito limiti enormi di personalità, di tranquillità, ingannata da falsi d'autore, Paredes è un reduce e si comprende perché i francesi gli abbiano preparato la valigia senza nemmeno salutarlo, Cuadrado è all'ultima stazione e Vlahovic è sfiduciato, involuto, nervoso, intossicato da un football che non ha nulla a che fare con le sue caratteristiche, il suo talento, la sua potenza fisica. La responsabilità dei giocatori è evidente ma quella dell'allenatore è macroscopica, se avesse la stessa dignità di un altro toscano del passato juventino, Marcello Lippi, presenterebbe le dimissioni come il cittì campione del mondo annunciò dopo la sconfitta contro il Parma. «Se il problema sono io allora mi faccio da parte», ma il livornese ha un contratto che gli garantisce il vitalizio per molti anni e quei fantamilioni gli sono stati garantiti da Agnelli.
La situazione non è facile da affrontare, servirebbero grandi dirigenti, servirebbe una figura di personalità e carisma decise. La Juventus con zero punti in champions dopo due partite è un fallimento che non ha, non può e non deve avere giustificazioni. Il problema non sono gli assenti ma i presenti, tutti, in campo e in sede.
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