Londra - Se il presente è grigio come il cielo sopra Manchester, il futuro si prefigura ancor più nero. Inevitabile così che la trasferta di Madrid si carichi di ansie e incertezze. Come sempre, in prossimità di un crocevia decisivo. Perché la posta in palio, per il Manchester City, vale molto più che la semplice qualificazione ai quarti di finale di Champions League.
In Premier la squadra di Pep Guardiola accusa un ritardo abissale dalla vetta, e le due coppe nazionali non sono altro che un modesto premio di consolazione. Per dare un senso alla stagione, dunque, non resta che la campagna europea. A maggior ragione dopo la sentenza della Uefa che ha escluso il City dall'Europa per le prossime due stagioni. Una condanna che rischia di far deragliare l'intero progetto, nonostante le rassicurazioni (anche economiche) dello sceicco Mansour. Senza il palcoscenico internazionale, molte stelle potrebbero decidere di disertare, pretendendo magari la rescissione contrattuale. Anche la promessa di Guardiola, che ha giurato di restare, solleva qualche dubbio. Fino a dove si spingerà la fedeltà del tecnico catalano? Uscire dalla Champions contro il Real Madrid equivarrebbe ad una doppia offesa per il tecnico (orgogliosamente) catalano. Perché significherebbe - in caso di permanenza all'Etihad stadium - dover attendere, almeno altri due anni, per dare l'assalto alla terza Champions personale.
Ma se lo schiaffo della Uefa è già arrivato (l'ultima speranza è l'appello al Tas di Losanna), all'orizzonte si profila anche la vendetta degli altri club inglesi. Tramite una class action, che mira a revocare i titoli vinti dal City tra il 2012 e il 2016, il quadriennio incriminato. L'accusa è di aver pompato gli incassi dagli sponsor, alterando l'esito dei tornei nazionali così come il mercato. Per il momento la Federcalcio inglese non si sbilancia, preferendo aspettare la conclusione dell'iter giudiziario.
Ma è difficile immaginare come la testa dei giocatori (nella foto Aguero), stasera in campo al Bernabeu, possa restare impermeabile a questo fuoco incrociato. Come se il Real Madrid («Il re della Champions», parola di Guardiola) non destasse già abbastanza preoccupazioni.
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