Schladming È giunta l'ora. Quella attesa da mesi, da anni anzi. È giunta l'ora del campionato del mondo che si apre oggi a Schladming e non si potrebbe pensare ad un teatro più bello per l'evento dell'inverno. La neve c'è, le piste, tecniche e spettacolari fatta eccezione per quelle delle prove veloci femminili, sono perfettamente preparate e l'atmosfera sarà da brividi nella schiena: nelle undici giornate di gara si attendono circa quattrocentomila spettatori, ma anche per chi seguirà il Mondiale da casa lo spettacolo sarà da non perdere.
È giunta l'ora anche per l'Italia dello sci, che va a Schladming per difendere le sei medaglie vinte a Garmisch Partenkirchen due inverni fa. Impresa ardua per la verità, anche se la stagione finora è stata ricca di successi, soprattutto per la squadra maschile che ha vinto in discesa e superG, ha fatto podi in gigante e slalom, ha dimostrato di avere più di dieci uomini da medaglia. In Germania nel 2009 tre medaglie le prese Innerhofer (oro in superG, argento in supercombinata e bronzo in discesa), una a testa la vinsero Manfred Moelgg (bronzo in slalom), Fill (bronzo in supercombi) e Federica Brignone (argento in gigante), assente dopo l'operazione alla caviglia che la terrà lontana dalla neve molto più a lungo del previsto.
L'unico podio in stagione ottenuto dalle donne è stato della Merighetti, seconda nella discesa di St. Anton, e la bresciana sarà la veterana del giovane quartetto azzurro che domani sarà in pista per la gara di apertura del Mondiale, il superG. Con lei Elena Curtoni, Nadia Fanchini e l'esordiente Sofia Goggia, convocata a sorpresa grazie ai risultati in Coppa Europa, ma mai al via in una prova veloce di coppa del mondo. Non avrà nulla da perdere e conoscendola c'è da giurare che si butterà a capofitto rischiando più del 100%, l'unica tattica valida e consigliabile in una gara mondiale, dove a contare sono solo le prime tre posizioni. Questo almeno per gli albi d'oro, perché in realtà un mondiale per un atleta giovane è molto più che il sogno del podio: è esperienza, è emozione, è confronto, è la grande occasione in una gara secca.
La storia dello sci è ricchissima di campioni del mondo (o olimpici) che sono stati tali per un giorno solo, soprattutto nelle gare in manche unica e senza prove come il superG. E a proposito di favoriti che potrebbero patire il ruolo, speriamo che questo non succeda agli sciatori italiani, chiamati a confermare non solo le medaglie di due anni fa ma anche i recenti risultati in coppa. Innerhofer e Paris (due vittorie a testa in discesa), Matteo Marsaglia (una vittoria e un secondo posto in superG), Manfred Moelgg (sul podio sia in gigante che in slalom), Werner Heel (un podio in superG), Davide Simoncelli (un podio in gigante), Stefano Gross, Giuliano Razzoli, Max Blardone, Peter Fill e Patrick Thaler: sono questi gli uomini da podio di uno squadrone che si permetterà il lusso di lasciare fuori dal quartetto dello slalom Cristian Deville, lo slalomista fassano che ha iniziato la stagione al 4° posto mondiale ma che ha sbagliato troppo nelle prime gare stagionali. Scelta difficile e dolorosa per il Ct Ravetto, ma soprattutto per lui che sarà in pista solo per la gara a squadre.
Nell'ambiente azzurro c'è fiducia, ma anche tensione per casi come Deville, che fanno sentire grande potenza a livello dell'Austria, spesso costretta a lasciare al palo uomini da podio se non da vittoria. È giunta l'ora. Che sia un'ora da ricordare.
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