«Chi non salta della Red Bull è», gli canta l'oceano rosso ai piedi del podio. Ma Verstappen non si preoccupa. «Dieci vittorie consecutive, non avrei creduto fosse possibile, qui me l'hanno fatta sudare», spiega. Terzo sul podio nel «weekend più bello della mia carriera» sorride Sainz. Nei 51 giri di Gp «ho fatto quel che potevo. Nei primi 15, in testa, ho spinto più di quel che dovevo e le gomme ne hanno risentito. Mi è quasi costato il podio consumarle così nel primo stint». Non che i successivi siano stati agevoli, vista nel finale la lotta ruota a ruota con Leclerc («3° e 4° era il massimo per noi», dirà il monegasco). «Con Charles è stata una battaglia bella e corretta, abbiamo corso pulito», ma col muretto box costretto ad ammonire i due all'ultimo giro con un «no risk» che sapeva tanto di ammonimento, più che di consiglio. Messaggio non recepito: fino all'ultima curva, gomme che fumano e Cavallino che scalcia, con i due tori già lontani.
A motori spenti, per Frederic Vasseur «il rammarico è quello di non aver tenuto Perez tra di noi», quando di giri alla fine ne mancavano cinque. Per il team principal di Maranello «la differenza con il passo gara Red Bull è stata minore del solito, quindi è un buon passo in avanti». «Ho fatto il possibile», quasi si giustifica Perez, secondo dietro al compagno di squadra. Capace di uno strapotere urticante anche per chi prima di lui non aveva lasciato che briciole agli altri, Lewis Hamilton: «Quando in qualifica ero a mezzo secondo davanti a Bottas, non dicevano le stesse cose di oggi. Io ho avuto compagni di squadra più forti di quelli di Max», aveva buttato lì l'inglese, rincarando quanto detto dal numero 1 Mercedes, Toto Wolff, con quel «bizzarro» con cui aveva definito il divario tra l'olandese e Perez. «Forse Lewis è un po' geloso del nostro attuale successo e credo che per la Mercedes sia molto difficile accettare di perdere». «Max si merita il suo record», ci mette una pietra sopra Chris Horner, regista Red Bull. «Vincere a Monza è speciale, spiace per i tifosi che speravano in altro risultato.
La Ferrari è stata avversario duro, c'è enorme rispetto». Lo stesso che dimostra Leclerc, due ore dopo la bandiera a scacchi: si arrampica per raggiungere i tifosi ancora in pista, firma cappellini, scatta selfie, invia promesse. E vince, a suo modo, il Gp del cuore.
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