Si può sbagliare una serata: capita ai migliori. Due diventerebbero troppe perché quella con il Salisburgo non è una sfida qualunque ma delimita il confine tra il primo obiettivo centrato della stagione e un gravissimo passo indietro. Stefano Pioli, reduce con legittima soddisfazione dal rinnovo contrattuale che vuol dire quasi tutto nella vita di questo Milan edizione Elliott-RedBird («mi sento stimato e apprezzato»), ne è consapevole. Per questo, probabilmente, manda un messaggio ai rivali della Champions e indirettamente si rivolge anche ai critici che hanno preso a martellate la prova di domenica sera attaccando innanzitutto sulla insufficienza del mercato estivo. Sostiene Pioli: «Rimarranno delusi coloro i quali pensano che si rivedrà lo stesso Milan visto col Toro». Più che un pronostico sembra una sorta di avviso ai naviganti rossoneri in ritardo in campionato (a meno 6 della vetta) a pochi giorni dalla sosta mondiale. Su quel fronte si può ancora recuperare, in Champions proprio no.
Quel che più conta, per il club tornato a riveder le stelle lo scorso maggio, è il risultato tecnico (qualificazione agli ottavi) prim'ancora che quello economico che pure ha sempre il suo valore. Significa rimettere piede nel club esclusivo dell'Uefa riverniciando l'antica e nobilissima tradizione del club che ha sulle maglie il numerino 7, tante le Champions alzate nei cieli di mezza Europa.
L'intento, dichiarato, è quello di affrontare la sfida decisiva senza calcoli nonostante la classifica spieghi che anche il pareggio diventerebbe utile al raggiungimento dell'obiettivo. «Loro sono forti ma noi dobbiamo giocare senza paura» manda a dire Tonali che è un altro leader, spesso silenzioso, di questo gruppo di giovani promettenti che hanno nella gioventù e nell'inesperienza pregi e difetti, fusi insieme. «Non sappiamo risparmiarci» conferma Pioli il quale coltiva un paio di dubbi prima di allestire lo schieramento in modo tale da non compromettere equilibri e caratteristiche (Rebic a destra, Diaz o Krunic probabile trequartista). Quel che serve è il recupero, immediato, del suo più noto talento calcistico, Rafa Leao, sostituito a Torino durante l'intervallo dopo quei due gol mancati in apertura che avrebbero indirizzato altrove il viaggio.
«Non ho avuto bisogno di dirgli niente, Leao è al top della condizione» riferisce sicuro Pioli mentre Tonali espone una tesi che sembra ricavata pari pari dal famoso testo di De Gregori («uno come Leao non si giudica da una partita»).
Probabilmente, più importante del portoghese, può risultare il contributo, nella costruzione del gioco e nel recupero prezioso di palloni, di Bennacer dal primo minuto, rimasto in disparte a Torino e arrivato nel finale disordinato proprio in vista di questo appuntamento che nell'immediato vale più di una semplice sfida di campionato.
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